Roverè Veronese, 1-8 agosto 2018.
Opera di Maria – Consacrate, Religiosi e GenRe
Un incontro che ha lasciato il segno
A Roverè Veronese, nello splendido
panorama dei monti Lessini, i Religiosi, com’è loro tradizione, e le Consacrate,
per la prima volta, hanno programmato il loro incontro estivo in un ambiente
climatico ideale e circondati da un verde meraviglioso. I religiosi e le consacrate
erano una sessantina, ai quali poi se ne sono aggiunti altri fino ad arrivare a
66 presenze. Provenivano da diversi paesi, perfino dall’Africa, dal Brasile,
dagli USA e da varie parti d’Europa. In contemporanea però – questa è la novità
di quest’anno –, anche un altro gruppo di 12 giovani (consacrati e consacrate) ha
dato inizio il proprio incontro nella vicina località di Santissima Trinità. Si
tratta, perciò, di uno sviluppo nuovo che si innesta su un percorso (quello
degli incontri estivi dei religiosi e delle consacrate dell’Opera) iniziato una
cinquantina di anni fa.
Adulti e giovani, trascorrevano le
mattinate insieme e tutti: da un lato si sono sentiti “privilegiati”, per il
clima fraterno che si è creato e soprattutto per i contenuti trattati; dall’altro
hanno avvertito la responsabilità di essere stati scelti come rappresentanti, che
dovranno, perciò, trasmettere ciò che hanno visto e vissuto. Sono presenti
quasi al completo i centri dei religiosi e delle consacrate, che hanno animato
l’iniziativa.
L’incontro è iniziato con l’ascolto del
discorso di Papa Francesco, tenuto lo scorso 10 maggio a Loppiano (Firenze). Padre
Theo Jansen e Maria Teresa Reteur Vand Dick, presenti in quella occasione, lo
hanno introdotto e in tutti è risuonato come un programma da realizzare, per i religiosi
presenti si capisce, ma anche per tutta dell’Opera di Maria. Esso, infatti, richiede
di saper continuare a vivere con rinnovato slancio il carisma dell’unità per il
bene dell’umanità e della Chiesa, perché – parole di Papa Francesco – «voi siete
appena agli inizi».
Il “Paradiso ’49”, un testo dal quale
partire.
Nel pomeriggio, Alberto Lo Presti e Lucia
Abignente, competenti sull’analisi del Paradiso
‘49 perché l’hanno approfondito nel gruppo interdiscilpinare della Scuola
Abba, hanno posto le premesse per introdurre i partecipanti alla lettura del
testo che, a dire il vero, non è certo di facile accesso. Essi, poi, hanno accompagnato
questa lettura per tutto l’arco dell’incontro. Fin dal primo momento è stato detto
che non si tratta solo di una comprensione intellettuale, ma piuttosto di una
progressiva e coinvolgente partecipazione a quelle realtà spirituali lì
descritte, per attualizzare in ognuno ed in tutti l’esperienza fondante
dell’Opera di Maria.
Infatti, è proprio in questo coinvolgimento dei singoli e
del gruppo che si diventa ‘corpo ecclesiale’ e si comprende quanto Dio ama
l’uomo e lo trasforma con le sue grazie. Ma, fin dall’inizio è stata Chiara
stessa a voler condividere con Igino Giordani e le prime focolarine questi momenti
speciali di Dio, ai quali tutti, se ci sono le dovute condizioni, possono accedere
anche oggi ed avvertire una presenza speciale di Dio sotto tutte le cose. Tutti,
quindi, hanno avuto la reale sensazione che sotto a tutto ciò ci sia una grazia,
che porta ad operare un vero rinnovamento nei religiosi e nelle consacrate,
risvegliando in loro la coscienza che li ha portati a donare la vita a Dio.
Nei giorni seguenti Lucia Abignente ed
Alberto Lo Presti, hanno incominciato a leggere i primi capoversi del Paradiso ‘49 che riguardavano i
“Precedenti”. In essi Chiara comunicava qual è stata la sua preparazione remota
e prossima, che ha condotto lei, Igino Giordani e le sue prime compagne a fare
questa esperienza di Dio con tanta intensità. Partendo dalla Parola vissuta, Dio
aveva fatto scoprire alcuni capisaldi della nuova spiritualità: l’importanza del
mettere in pratica la Parola, la bellezza di questa vita evangelica, la volontà
di Dio, l’amore reciproco, l’unità... «Comprendevano – si legge – che ogni Parola
è un richiamo alla carità di Dio e al mistero pasquale di Gesù» morto e risorto.
In questa esperienza evangelica così profonda, Gesù Abbandonato, Parola che
riassume in Sé tutto il Vangelo, appariva al vertice di tutto, la sintesi e la
pienezza di ogni Parola che porta in sé la vita di Dio.
Successivamente, è stato presentato il
brano conosciuto ormai come l’ “entrata in Paradiso”. E questa volta è Chiara stessa
a raccontarlo, quando è andata ad incontrare 2000 giovani riuniti nella sala congressi
di Castel Gandolfo (24 febbraio 2001). «Ci ha toccato – ha detto uno dei
presenti – il modo con cui Chiara ha saputo coinvolgere e fare entrare nella
realtà del Paradiso questi giovani». Tutti, poi, hanno solennemente rinnovato
il Patto di Unità, in cui ognuno, con tutte le proprie fragilità, sente di
donarsi a Dio, affinché Lui stesso possa realizzare quanto suo Figlio Gesù gli
ha chiesto prima di morire: Che tutti
siano uno! Ecco cosa avviene quando si avverte questa spinta a donarsi
pienamente a Dio: vengono in luce esperienze personali, familiari e comunitarie
grazie a questo incontro con il carisma dell’unità, donato dallo Spirito Santo
alla Chiesa attraverso C. Lubich.
È questa l’esperienza avvertita e
condivisa del sentirsi ‘Anima’, Anima-Chiesa, Sposa del Verbo, a cui lo Sposo
fece conoscere a Chiara Lubich, in modo del tutto nuovo, Maria, la Madre sua in
tutta la sua bellezza e nella sua grandezza di ‘Madre di Dio’.
In questi giorni, alla fine di queste
riflessioni ogni volta si rimaneva in una prolungata e ricca comunione d’anima tra
tutti, in un sacro clima di ascolto reciproco.
La grandezza di Maria
Riprendendo ed approfondendo ulteriormente
le pagine dedicate a Maria, emergeva sempre di più la sua grandezza, proprio
per il fatto che essa è «soltanto Parola di Dio […] bella oltre ogni dire:
tutta vestita della Parola di Dio che rivela la bellezza di un Dio-Padre che
ama». Maria, «la segreta custode dello Spirito in sé», affascina. Per cogliere
tutta questa novità e vedere cosa rappresenta Maria nella vita di un cristiano,
ogni espressione risulta inadeguata, oppure acquista un più profondo
significato: vera Regina del Cielo e
della terra, la Madre che contiene Dio, la Genitrice di Dio, grande come il
Padre e come il Figlio. «Iddio L’amò – si legge nel testo – tanto da farLa
Madre sua, e di fronte a Lei rimpicciolì il suo Amore. In Cielo […] tutto
diventa Dio». Sono espressioni forti che spingono a vivere più intensamente gli
aspetti della spiritualità collettiva, fondata sulla fede che lascia intuire l’immenso
Amore di Dio per tutta l’umanità. Per Chiara Maria è stata fondamentale ed
auspica che tutti facciamo l’esperienza del Paradiso, rivivano Maria nella loro vita, per comprendere e
lavorare adeguatamente nella sua Opera-Chiesa.
Su questo argomento è stata presentata,
infine, una conversazione di Chiara alle focolarine e ai focolarini tenuta a
O’Higgins (Argentina) il 4 aprile 1998 in occasione della sua visita alla
Mariapoli Lia. Lucia Abignente ne ha descritto bene il contesto. Fu una visita
lunga, durata quasi un mese, con parecchi avvenimenti sociali e culturali
straordinari, con apprezzamenti delle autorità laiche e delle università.
Tredici sono state le facoltà delle Università di Buenos Aires che hanno dato a
Chiara il dottorato “honoris causa”. Tutti volevano incontrarla e ascoltarla,
anche gli ebrei. Erano stati giorni indescrivibili, che Chiara stessa aveva
attribuito a un intervento speciale della Madonna. Si vedeva il popolo di
Chiara, i volti luminosi dei figli di Chiara.
Nel video presentato qui, Chiara commenta
una pagina del Paradiso che ha trascinato dentro anche i presenti a questo
incontro. «In Paradiso – si è detto – non si saprà se uno sarà arrivato lì per
amore o per misericordia». Gesù abbandonato viene presentato qui come vanità,
il nulla-tutto di Dio, e come il vertice della Parola, ciò che passa e ciò che
rimane. Altri testi, poi, si riferivano alla dimensione pasquale della Parola
(morte e risurrezione), alla Rosa Mistica, alla descrizione del Paradiso con
colori, canti e danze, come lo hanno descritto i mistici. Chiara esprime questi
legami tra cielo e terra con dei raggi divergenti e convergenti che escono dal
Padre (il Creato e il Verbo) e con tante altre immagini. Questo è anche il compito
principale della Scuola Abbà: scoprire nel patrimonio della Chiesa e dei Santi e confermare che tali esperienze, fatte in quei lontani giorni di Paradiso vissuti
nelle montagne del trentino, sono in sintonia con la tradizione cristiana.
Nella vita di tutti i giorni


D’altra parte, ci sono già dei segnali che
vanno in questa direzione, come alcune esperienze recenti di religiosi e
consacrate che si sono incontrati a Ottmaring in Germania, gli Esercizi
Spirituali che si sono tenuti a St Pierre de Chartreuse in Francia e vari altri
incontri dei religiosi e delle consacrate in Brasile, in particolare quelli rivolti
ai giovani.
Risurrezione di Roma: una risposta che
trasforma
Un ulteriore tocco che ha spronato
l’impegno concreto di questi religiosi verso l’incarnazione del proprio carisma
in sintonia con quello dell’unità, è stato leggere insieme il testo di Chiara Lubich
intitolato “Risurrezione di Roma”. Nel 1949 la situazione sociale e morale
della città di Roma nel dopo-guerra era disastrosa. In tale contesto, la
visione di C. Lubich dona uno sguardo nuovo che viene da Dio e che apre alla
speranza, perché la luce, il fuoco che essa porta dentro di sé entra in
contatto con le miserie e il dolore del mondo fuori di sé, che è lontano da
Dio. Di fronte alla realtà cruda di un’umanità ferita dal male, lei sente di
dover fare come Gesù, «guardare al Cielo dentro di Sé». «Mi faccio un tutt’uno
con la Trinità che riposa nell’anima mia – scriveva – illuminandola d’eterna
Luce…». Si tratta di un Fuoco che trasforma le anime e le rende ‘altro Cristo’.
In tal modo, continua Chiara, «attraverso la pupilla che è vuoto sull’anima
[…], guardo al mondo e alle cose; però non più io guardo, è Cristo che guarda
in me e rivede ciechi da illuminare e muti da far parlare e storpi da far
camminare». Tale testo è un vero ‘manifesto’ per ogni positiva trasformazione
sociale. È impressionante vedere come dovrebbe essere questa visione mistica
per essere concreta ed incisiva quando viene a contatto con l’umanità ferita, affinché
non soffochi l’anima, o annulli l’esperienza di Paradiso appena fatta, ma le dia,
invece, un nuovo significato che permetta, nonostante il degrado apparente, di
guardare oltre e vedere come farsi strumenti di salvezza per l’umanità che soffre.
Gesù Abbandonato, che si è fatto vuoto, nulla-d’amore;
questo Gesù, amato e abbracciato dal cristiano, porta a sperimentare il suo
segreto dinamismo d’amore. Tutto ciò porta verso una visione positiva delle
cose e la vita cristiana si ‘divinizza’, anzi si ‘trinitizza’.
Incontri significativi
Un incontro speciale, anche se solo
virtuale, è stato attivato nel collegamento video fatto con il Copresidente
dell’Opera di Maria, Jesús Morán, il quale avrebbe desiderato tanto esserci di
persona. Anche lui, parlando di quanto ha detto Papa Francesco nella recente visita
a Loppiano, ha messo in luce gli antecedenti: la visione teologica di Papa
Francesco circa il popolo di Dio, maturata in consonanza con il magistero del
Vaticano II e in modo particolare sugli sviluppi che esso ha avuto nelle
Conferenze Episcopali dell’America Latina (cf. I vescovi a Puebla). Inoltre, ha
collegato idealmente questa visita con quella di Giovanni Paolo II del 1984 al
Centro dell’Opera. In tutto questo c’è un disegno provvidenziale che aiuta a
comprendere il passaggio che è avvenuto dal momento fondazionale (dove il
Carisma è legato a Chiara), a quello attuale in cui il Carisma è affidato al
‘popolo’ di Chiara, per potersi collocare in modo sempre più pieno nella Chiesa
e a servizio dell’umanità. «Questi argomenti verranno sviluppati nell’incontro
che ci sarà prossimamente con i Delegati dell’Opera – ha detto Jesús –, ma già
da queste premesse si possono intuire molti spunti che l’Opera di Maria è
chiamata a dare alla vita della Chiesa in questo momento. Anche i consacrati,
muovendosi insieme per un unico Movimento, si dimostrano più significativi nel
testimoniare la vita della Chiesa e dei suoi carismi».
Per questo scopo, durante l’incontro i
Religiosi, le Consacrate e il gruppo dei giovani si sono trovati in incontri
distinti per cercare delle risposte concrete su alcune questioni particolari
che li riguardano. La coscienza di essere parte viva dell’Opera di Maria –
Movimento dei Focolari, era in tutti viva. Un messaggio di risposta di Emmaus lo
esprime bene: «Grazie del vostro messaggio – scrive. Sono con voi in questa
bellissima avventura e vi affido particolarmente a Maria, Madre di tutti i
carismi. Uno! Emmaus».
Alcuni religiosi hanno approfittato della mezza
giornata di pausa per andare a Rovereto ad incontrare un pioniere di questa
avventura, padre Bonaventura Marinelli. Al loro ritorno hanno raccontato che, nonostante
la sua età longeva (98 anni), è rimasto felicissimo della visita ricevuta e raccontava con entusiasmo di quando Chiara e le prime focolarine seguivano
lui e ai suoi compagni di scuola, e poi quando, ancor studente nei Collegi romani,
mantenevano i contatti. «Erano per noi come una corrente elettrica e alla fine
vedevamo le cose tutte rovesciate, non più dalla logica umana, ma dal Paradiso».
In Padre Bonaventura questa visione persiste ancora.
I giovani: una speranza
Suor Francesca Bosco e padre Donato Cauzzo
in tutti questi giorni hanno accompagnato i giovani che, dopo diversi anni, hanno
voluto con gioia ridare vita alle scuolette gen-re. Erano, come si diceva
sopra, una dozzina e hanno sentito di dover rafforzare la loro vocazione
all’Opera. Hanno fatto un loro programma adeguato, vivendo insieme in una casa
a pochi chilometri da Roveré Veronese, ad eccezione di quei momenti in cui condividevano con gli adulti le conversazioni sul Paradiso e lo
scambio conseguente. Dagli echi molto positivi raccolti da loro, emerge tanta
voglia di continuare, di rimanere collegati tra di loro, di essere come dei
nodi che costruiscono una grande rete di rapporti tra le giovani generazioni, per
andare incontro al loro desiderio di comunione e proiettarsi con speranza verso
un futuro carico di attese.
Consacrate e Religiosi dell’Opera: un
cantiere aperto
Altre sono state le realtà emerse nel
corso di questi otto giorni:
I)
In primo luogo il corso Svegliate il mondo che si è tenuto per
il secondo anno a Loppiano e che è una espressione del Centro Evangeli Gaudium.
P. Theo Jansen e Suor Tiziana Longhitano hanno condiviso con tutti i frutti positivi
di quest’ultimo anno, presentando al contempo il prossimo progetto con i diversi
moduli e i professori che lo animeranno.
II)
In secondo luogo si è parlato del dialogo ecumenico. P. Conrad Siberras,
P. Jonathan Cotton e P. Egidio Canil hanno informato sul coinvolgimento di alcuni
religiosi dell’Opera di Maria nella CIR (= Conferenza Interconfessionale di
Religiosi), organismo che da 40 anni lavora per l’Ecumenismo. Ora la
collaborazione è diventata più stretta e questo anno al raduno che si è tenuto
a Mirfield, erano presenti Paolo Cocco, Conrad Siberras suscitando in tutti un
interesse per la Spiritualità di Comunione ispirata al carisma dell’unità; tema
che è piaciuto tanto ed è stato scelto per la prossima Assemblea a Monserrat in
Spagna (13-18 giugno 2019).
III)
Una ulteriore realtà, ormai consolidata,
ma che vede ora una costante presenza di consacrati, è l’iniziativa Insieme per Europa, che si occupa di
promuovere l’unità tra i movimenti e che da due anni include anche gli antichi
carismi. Vi hanno partecipato P. Egidio Canil e l’Abate Raimund della abazia premostratense di Innsbruk.
IV)
Successivamente si è passati al dialogo interreligioso, specialmente
quello con i monaci buddisti della Tailandia. P. Theo ha descritto la visita di
cinque monaci buddisti passati per Loppiano. Al monaco Luce Ardente, come l’ha
sopranominato Chiara, altri si sono aggiunti ed erano presenti nella
visita del Papa a Loppiano. La condivisione tra i religiosi di Loppiano e questi
monaci è aumentata di giorno in giorno fino ad arrivare a pregare insieme, a programmare
visite turistiche ad Assisi, Padova, Venezia. Si intravvede, quindi, una reale possibilità
di una comunione interreligiosa ed un sincero rapporto fraterno; sono frutti che spuntano dopo 20 anni di relazioni tra l’Opera di Maria e i monaci tailandesi.
V)
Un ultimo, ma coraggioso dialogo riguarda la
cultura. Il direttore della rivista Unità
e Carismi, P. Carlos Garcia Andrade, ha presentato il nuovo progetto di
fusione tra le due riviste: Gen’s e Unità e Carismi. Esse confluiranno in
un'unica rivista che forse si chiamerà Ekklesìa
e raccoglie il pensiero e la visione dell’Opera di Maria sugli aspetti
ecclesiali. Si tratta di un coraggioso tentativo per promuovere la
co-essenzialità tra la dimensione gerarchica e quella carismatica della Chiesa.
Un progetto in cui si sta ancora lavorando per avere le coordinate di partenza fondamentali
sui contenuti ed una definitiva approvazione per la stampa. Tutto questo avrà,
poi, delle ripercussioni anche sulle edizioni estere. (Mariano Steffan)