domenica 12 agosto 2018

Un incontro che ha lasciato il segno


Roverè Veronese, 1-8 agosto 2018.

Opera di Maria – Consacrate, Religiosi e GenRe


Un incontro che ha lasciato il segno



A Roverè Veronese, nello splendido panorama dei monti Lessini, i Religiosi, com’è loro tradizione, e le Consacrate, per la prima volta, hanno programmato il loro incontro estivo in un ambiente climatico ideale e circondati da un verde meraviglioso. I religiosi e le consacrate erano una sessantina, ai quali poi se ne sono aggiunti altri fino ad arrivare a 66 presenze. Provenivano da diversi paesi, perfino dall’Africa, dal Brasile, dagli USA e da varie parti d’Europa. In contemporanea però – questa è la novità di quest’anno –, anche un altro gruppo di 12 giovani (consacrati e consacrate) ha dato inizio il proprio incontro nella vicina località di Santissima Trinità. Si tratta, perciò, di uno sviluppo nuovo che si innesta su un percorso (quello degli incontri estivi dei religiosi e delle consacrate dell’Opera) iniziato una cinquantina di anni fa.
Adulti e giovani, trascorrevano le mattinate insieme e tutti: da un lato si sono sentiti “privilegiati”, per il clima fraterno che si è creato e soprattutto per i contenuti trattati; dall’altro hanno avvertito la responsabilità di essere stati scelti come rappresentanti, che dovranno, perciò, trasmettere ciò che hanno visto e vissuto. Sono presenti quasi al completo i centri dei religiosi e delle consacrate, che hanno animato l’iniziativa.
L’incontro è iniziato con l’ascolto del discorso di Papa Francesco, tenuto lo scorso 10 maggio a Loppiano (Firenze). Padre Theo Jansen e Maria Teresa Reteur Vand Dick, presenti in quella occasione, lo hanno introdotto e in tutti è risuonato come un programma da realizzare, per i religiosi presenti si capisce, ma anche per tutta dell’Opera di Maria. Esso, infatti, richiede di saper continuare a vivere con rinnovato slancio il carisma dell’unità per il bene dell’umanità e della Chiesa, perché – parole di Papa Francesco – «voi siete appena agli inizi».

Il “Paradiso ’49”, un testo dal quale partire.

Nel pomeriggio, Alberto Lo Presti e Lucia Abignente, competenti sull’analisi del Paradiso ‘49 perché l’hanno approfondito nel gruppo interdiscilpinare della Scuola Abba, hanno posto le premesse per introdurre i partecipanti alla lettura del testo che, a dire il vero, non è certo di facile accesso. Essi, poi, hanno accompagnato questa lettura per tutto l’arco dell’incontro. Fin dal primo momento è stato detto che non si tratta solo di una comprensione intellettuale, ma piuttosto di una progressiva e coinvolgente partecipazione a quelle realtà spirituali lì descritte, per attualizzare in ognuno ed in tutti l’esperienza fondante dell’Opera di Maria. 
Infatti, è proprio in questo coinvolgimento dei singoli e del gruppo che si diventa ‘corpo ecclesiale’ e si comprende quanto Dio ama l’uomo e lo trasforma con le sue grazie. Ma, fin dall’inizio è stata Chiara stessa a voler condividere con Igino Giordani e le prime focolarine questi momenti speciali di Dio, ai quali tutti, se ci sono le dovute condizioni, possono accedere anche oggi ed avvertire una presenza speciale di Dio sotto tutte le cose. Tutti, quindi, hanno avuto la reale sensazione che sotto a tutto ciò ci sia una grazia, che porta ad operare un vero rinnovamento nei religiosi e nelle consacrate, risvegliando in loro la coscienza che li ha portati a donare la vita a Dio.
Nei giorni seguenti Lucia Abignente ed Alberto Lo Presti, hanno incominciato a leggere i primi capoversi del Paradiso ‘49 che riguardavano i “Precedenti”. In essi Chiara comunicava qual è stata la sua preparazione remota e prossima, che ha condotto lei, Igino Giordani e le sue prime compagne a fare questa esperienza di Dio con tanta intensità. Partendo dalla Parola vissuta, Dio aveva fatto scoprire alcuni capisaldi della nuova spiritualità: l’importanza del mettere in pratica la Parola, la bellezza di questa vita evangelica, la volontà di Dio, l’amore reciproco, l’unità... «Comprendevano – si legge – che ogni Parola è un richiamo alla carità di Dio e al mistero pasquale di Gesù» morto e risorto. In questa esperienza evangelica così profonda, Gesù Abbandonato, Parola che riassume in Sé tutto il Vangelo, appariva al vertice di tutto, la sintesi e la pienezza di ogni Parola che porta in sé la vita di Dio.
Successivamente, è stato presentato il brano conosciuto ormai come l’ “entrata in Paradiso”. E questa volta è Chiara stessa a raccontarlo, quando è andata ad incontrare 2000 giovani riuniti nella sala congressi di Castel Gandolfo (24 febbraio 2001). «Ci ha toccato – ha detto uno dei presenti – il modo con cui Chiara ha saputo coinvolgere e fare entrare nella realtà del Paradiso questi giovani». Tutti, poi, hanno solennemente rinnovato il Patto di Unità, in cui ognuno, con tutte le proprie fragilità, sente di donarsi a Dio, affinché Lui stesso possa realizzare quanto suo Figlio Gesù gli ha chiesto prima di morire: Che tutti siano uno! Ecco cosa avviene quando si avverte questa spinta a donarsi pienamente a Dio: vengono in luce esperienze personali, familiari e comunitarie grazie a questo incontro con il carisma dell’unità, donato dallo Spirito Santo alla Chiesa attraverso C. Lubich.
È questa l’esperienza avvertita e condivisa del sentirsi ‘Anima’, Anima-Chiesa, Sposa del Verbo, a cui lo Sposo fece conoscere a Chiara Lubich, in modo del tutto nuovo, Maria, la Madre sua in tutta la sua bellezza e nella sua grandezza di ‘Madre di Dio’.
Il sentirsi ed essere effettivamente ‘UNO’ è stato un crescendo. Dalla condivisione che emergeva spontanea dopo aver accolto il testo nel suo vero significato, qualcuno ha affermato: «Si può dire che Dio ci ha fatto e continua a farci la grazia di sperimentare, in qualche modo, la grazia del Paradiso del ’49. Conoscendo e sperimentando ciò, vien voglia di andare avanti!».
In questi giorni, alla fine di queste riflessioni ogni volta si rimaneva in una prolungata e ricca comunione d’anima tra tutti, in un sacro clima di ascolto reciproco.

La grandezza di Maria

Riprendendo ed approfondendo ulteriormente le pagine dedicate a Maria, emergeva sempre di più la sua grandezza, proprio per il fatto che essa è «soltanto Parola di Dio […] bella oltre ogni dire: tutta vestita della Parola di Dio che rivela la bellezza di un Dio-Padre che ama». Maria, «la segreta custode dello Spirito in sé», affascina. Per cogliere tutta questa novità e vedere cosa rappresenta Maria nella vita di un cristiano, ogni espressione risulta inadeguata, oppure acquista un più profondo significato: vera Regina del Cielo e della terra, la Madre che contiene Dio, la Genitrice di Dio, grande come il Padre e come il Figlio. «Iddio L’amò – si legge nel testo – tanto da farLa Madre sua, e di fronte a Lei rimpicciolì il suo Amore. In Cielo […] tutto diventa Dio». Sono espressioni forti che spingono a vivere più intensamente gli aspetti della spiritualità collettiva, fondata sulla fede che lascia intuire l’immenso Amore di Dio per tutta l’umanità. Per Chiara Maria è stata fondamentale ed auspica che tutti facciamo l’esperienza del Paradiso, rivivano Maria nella loro vita, per comprendere e lavorare adeguatamente nella sua Opera-Chiesa.
Su questo argomento è stata presentata, infine, una conversazione di Chiara alle focolarine e ai focolarini tenuta a O’Higgins (Argentina) il 4 aprile 1998 in occasione della sua visita alla Mariapoli Lia. Lucia Abignente ne ha descritto bene il contesto. Fu una visita lunga, durata quasi un mese, con parecchi avvenimenti sociali e culturali straordinari, con apprezzamenti delle autorità laiche e delle università. Tredici sono state le facoltà delle Università di Buenos Aires che hanno dato a Chiara il dottorato “honoris causa”. Tutti volevano incontrarla e ascoltarla, anche gli ebrei. Erano stati giorni indescrivibili, che Chiara stessa aveva attribuito a un intervento speciale della Madonna. Si vedeva il popolo di Chiara, i volti luminosi dei figli di Chiara.
Nel video presentato qui, Chiara commenta una pagina del Paradiso che ha trascinato dentro anche i presenti a questo incontro. «In Paradiso – si è detto – non si saprà se uno sarà arrivato lì per amore o per misericordia». Gesù abbandonato viene presentato qui come vanità, il nulla-tutto di Dio, e come il vertice della Parola, ciò che passa e ciò che rimane. Altri testi, poi, si riferivano alla dimensione pasquale della Parola (morte e risurrezione), alla Rosa Mistica, alla descrizione del Paradiso con colori, canti e danze, come lo hanno descritto i mistici. Chiara esprime questi legami tra cielo e terra con dei raggi divergenti e convergenti che escono dal Padre (il Creato e il Verbo) e con tante altre immagini. Questo è anche il compito principale della Scuola Abbà: scoprire nel patrimonio della Chiesa e dei Santi e confermare che tali esperienze, fatte in quei lontani giorni di Paradiso vissuti nelle montagne del trentino, sono in sintonia con la tradizione cristiana.

Nella vita di tutti i giorni

Nel contesto ordinario, la vita dei Consacrati appare a volte limitata, mentre con uno spirito più aperto potrebbe evidenziare maggiormente l’amore di Dio per l’umanità e trasmettere a tutti la gioia di vivere in Dio-Amore. Questi ed altri interrogativi sono emersi nell’incontro avvenuto a Castel Gandolfo dal 12-15 aprile del corrente anno, dove consacrate e religiosi insieme ad alcuni laici hanno riflettuto sugli orientamenti dell’Opera di Maria e su come renderli concreti, lasciandosi ispirare dai carismi. Si tratta di mantenere viva la tensione all’Ut omnes, l’attenzione alle nuove generazioni e l’incarnazione dell’Ideale. In questo impegno consacrate e religiosi potrebbero lavorare insieme per diventare un unico Movimento, che si chiamerebbe “Movimento Carismi per l’Unità”. Questa ipotesi è stata accolta con entusiasmo da tutti. Perciò, la commissione che allora si era formata e che si è già incontrata nei mesi di maggio e giugno, ha ottenuto il pieno consenso ed è diventata operativa a tutti gli effetti.
Su questa linea si è andati avanti e si è fatto un collegamento virtuale con Donatella Acerbi, membro del Consiglio direttivo delle Famiglie carismatiche e presidente dei laici della famiglia Pallottina. Riguardo al cammino delle famiglie carismatiche in dialogo, iniziato ormai da quattro anni, lei avvertiva che questa è la strada da percorrere oggi: ciò che conta prima di tutto è il dono del carisma vissuto in reciprocità da consacrati e laici, e non l’istituzione. In questo, anche i membri del Movimento dei Focolari possono dare il loro valido apporto per favorire il dialogo fra i carismi.
D’altra parte, ci sono già dei segnali che vanno in questa direzione, come alcune esperienze recenti di religiosi e consacrate che si sono incontrati a Ottmaring in Germania, gli Esercizi Spirituali che si sono tenuti a St Pierre de Chartreuse in Francia e vari altri incontri dei religiosi e delle consacrate in Brasile, in particolare quelli rivolti ai giovani.

Risurrezione di Roma: una risposta che trasforma

Un ulteriore tocco che ha spronato l’impegno concreto di questi religiosi verso l’incarnazione del proprio carisma in sintonia con quello dell’unità, è stato leggere insieme il testo di Chiara Lubich intitolato “Risurrezione di Roma”. Nel 1949 la situazione sociale e morale della città di Roma nel dopo-guerra era disastrosa. In tale contesto, la visione di C. Lubich dona uno sguardo nuovo che viene da Dio e che apre alla speranza, perché la luce, il fuoco che essa porta dentro di sé entra in contatto con le miserie e il dolore del mondo fuori di sé, che è lontano da Dio. Di fronte alla realtà cruda di un’umanità ferita dal male, lei sente di dover fare come Gesù, «guardare al Cielo dentro di Sé». «Mi faccio un tutt’uno con la Trinità che riposa nell’anima mia – scriveva – illuminandola d’eterna Luce…». Si tratta di un Fuoco che trasforma le anime e le rende ‘altro Cristo’. In tal modo, continua Chiara, «attraverso la pupilla che è vuoto sull’anima […], guardo al mondo e alle cose; però non più io guardo, è Cristo che guarda in me e rivede ciechi da illuminare e muti da far parlare e storpi da far camminare». Tale testo è un vero ‘manifesto’ per ogni positiva trasformazione sociale. È impressionante vedere come dovrebbe essere questa visione mistica per essere concreta ed incisiva quando viene a contatto con l’umanità ferita, affinché non soffochi l’anima, o annulli l’esperienza di Paradiso appena fatta, ma le dia, invece, un nuovo significato che permetta, nonostante il degrado apparente, di guardare oltre e vedere come farsi strumenti di salvezza per l’umanità che soffre.
Gesù Abbandonato, che si è fatto vuoto, nulla-d’amore; questo Gesù, amato e abbracciato dal cristiano, porta a sperimentare il suo segreto dinamismo d’amore. Tutto ciò porta verso una visione positiva delle cose e la vita cristiana si ‘divinizza’, anzi si ‘trinitizza’.

Incontri significativi

Un incontro speciale, anche se solo virtuale, è stato attivato nel collegamento video fatto con il Copresidente dell’Opera di Maria, Jesús Morán, il quale avrebbe desiderato tanto esserci di persona. Anche lui, parlando di quanto ha detto Papa Francesco nella recente visita a Loppiano, ha messo in luce gli antecedenti: la visione teologica di Papa Francesco circa il popolo di Dio, maturata in consonanza con il magistero del Vaticano II e in modo particolare sugli sviluppi che esso ha avuto nelle Conferenze Episcopali dell’America Latina (cf. I vescovi a Puebla). Inoltre, ha collegato idealmente questa visita con quella di Giovanni Paolo II del 1984 al Centro dell’Opera. In tutto questo c’è un disegno provvidenziale che aiuta a comprendere il passaggio che è avvenuto dal momento fondazionale (dove il Carisma è legato a Chiara), a quello attuale in cui il Carisma è affidato al ‘popolo’ di Chiara, per potersi collocare in modo sempre più pieno nella Chiesa e a servizio dell’umanità. «Questi argomenti verranno sviluppati nell’incontro che ci sarà prossimamente con i Delegati dell’Opera – ha detto Jesús –, ma già da queste premesse si possono intuire molti spunti che l’Opera di Maria è chiamata a dare alla vita della Chiesa in questo momento. Anche i consacrati, muovendosi insieme per un unico Movimento, si dimostrano più significativi nel testimoniare la vita della Chiesa e dei suoi carismi».
Per questo scopo, durante l’incontro i Religiosi, le Consacrate e il gruppo dei giovani si sono trovati in incontri distinti per cercare delle risposte concrete su alcune questioni particolari che li riguardano. La coscienza di essere parte viva dell’Opera di Maria – Movimento dei Focolari, era in tutti viva. Un messaggio di risposta di Emmaus lo esprime bene: «Grazie del vostro messaggio – scrive. Sono con voi in questa bellissima avventura e vi affido particolarmente a Maria, Madre di tutti i carismi. Uno! Emmaus».
Alcuni religiosi hanno approfittato della mezza giornata di pausa per andare a Rovereto ad incontrare un pioniere di questa avventura, padre Bonaventura Marinelli. Al loro ritorno hanno raccontato che, nonostante la sua età longeva (98 anni), è rimasto felicissimo della visita ricevuta e raccontava con entusiasmo di quando Chiara e le prime focolarine seguivano lui e ai suoi compagni di scuola, e poi quando, ancor studente nei Collegi romani, mantenevano i contatti. «Erano per noi come una corrente elettrica e alla fine vedevamo le cose tutte rovesciate, non più dalla logica umana, ma dal Paradiso». In Padre Bonaventura questa visione persiste ancora.

I giovani: una speranza

Suor Francesca Bosco e padre Donato Cauzzo in tutti questi giorni hanno accompagnato i giovani che, dopo diversi anni, hanno voluto con gioia ridare vita alle scuolette gen-re. Erano, come si diceva sopra, una dozzina e hanno sentito di dover rafforzare la loro vocazione all’Opera. Hanno fatto un loro programma adeguato, vivendo insieme in una casa a pochi chilometri da Roveré Veronese, ad eccezione di quei momenti in cui condividevano con gli adulti le conversazioni sul Paradiso e lo scambio conseguente. Dagli echi molto positivi raccolti da loro, emerge tanta voglia di continuare, di rimanere collegati tra di loro, di essere come dei nodi che costruiscono una grande rete di rapporti tra le giovani generazioni, per andare incontro al loro desiderio di comunione e proiettarsi con speranza verso un futuro carico di attese.

Consacrate e Religiosi dell’Opera: un cantiere aperto


Altre sono state le realtà emerse nel corso di questi otto giorni:
I)              In primo luogo il corso Svegliate il mondo che si è tenuto per il secondo anno a Loppiano e che è una espressione del Centro Evangeli Gaudium. P. Theo Jansen e Suor Tiziana Longhitano hanno condiviso con tutti i frutti positivi di quest’ultimo anno, presentando al contempo il prossimo progetto con i diversi moduli e i professori che lo animeranno.
II)               In secondo luogo si è parlato del dialogo ecumenico. P. Conrad Siberras, P. Jonathan Cotton e P. Egidio Canil hanno informato sul coinvolgimento di alcuni religiosi dell’Opera di Maria nella CIR (= Conferenza Interconfessionale di Religiosi), organismo che da 40 anni lavora per l’Ecumenismo. Ora la collaborazione è diventata più stretta e questo anno al raduno che si è tenuto a Mirfield, erano presenti Paolo Cocco, Conrad Siberras suscitando in tutti un interesse per la Spiritualità di Comunione ispirata al carisma dell’unità; tema che è piaciuto tanto ed è stato scelto per la prossima Assemblea a Monserrat in Spagna (13-18 giugno 2019).
III)            Una ulteriore realtà, ormai consolidata, ma che vede ora una costante presenza di consacrati, è l’iniziativa Insieme per Europa, che si occupa di promuovere l’unità tra i movimenti e che da due anni include anche gli antichi carismi. Vi hanno partecipato P. Egidio Canil e l’Abate Raimund della abazia premostratense di Innsbruk.
IV)            Successivamente si è passati al dialogo interreligioso, specialmente quello con i monaci buddisti della Tailandia. P. Theo ha descritto la visita di cinque monaci buddisti passati per Loppiano. Al monaco Luce Ardente, come l’ha sopranominato Chiara, altri si sono aggiunti ed erano presenti nella visita del Papa a Loppiano. La condivisione tra i religiosi di Loppiano e questi monaci è aumentata di giorno in giorno fino ad arrivare a pregare insieme, a programmare visite turistiche ad Assisi, Padova, Venezia. Si intravvede, quindi, una reale possibilità di una comunione interreligiosa ed un sincero rapporto fraterno; sono frutti che spuntano dopo 20 anni di relazioni tra l’Opera di Maria e i monaci tailandesi.
V)      Un ultimo, ma coraggioso dialogo riguarda la cultura. Il direttore della rivista Unità e Carismi, P. Carlos Garcia Andrade, ha presentato il nuovo progetto di fusione tra le due riviste: Gen’s e Unità e Carismi. Esse confluiranno in un'unica rivista che forse si chiamerà Ekklesìa e raccoglie il pensiero e la visione dell’Opera di Maria sugli aspetti ecclesiali. Si tratta di un coraggioso tentativo per promuovere la co-essenzialità tra la dimensione gerarchica e quella carismatica della Chiesa. Un progetto in cui si sta ancora lavorando per avere le coordinate di partenza fondamentali sui contenuti ed una definitiva approvazione per la stampa. Tutto questo avrà, poi, delle ripercussioni anche sulle edizioni estere. (Mariano Steffan)