lunedì 28 maggio 2018

Frère Richard Dupont un fratello buono ed accogliente


Frère Richard Dupont (3 avril 1930 – 22 mai 2018)
Frères des Écoles Chrétiennes du Canada francophone
 (in francese e in italiano)
Frère Richard Dupont, de la communauté des Frères des Écoles chrétiennes, est décédé à la Résidence De La Salle, Laval, le 22 mai 2018, à l’âge de 88 ans et 1 mois, après 71 ans de vie religieuse.
Fils de Joseph Dupont et d’Yvonne Labonté, il naquit à Trois‑Rivières le 3 avril 1930.  Il entra au noviciat des F.É.C. à Laval-des-Rapides en 1946 et fit sa profession perpétuelle à Val-Morin en 1955.   Ses diverses obédiences furent en différant et plusieurs lieus (Montréal, Compton, St-Jérôme, Lachine, Ottawa et Hull, Mtl Rosemont, Haïti Port-de-P. et Centre DLS, Rome Maison généralice, Laval Résidence De La Salle et bien d’autres).

F. Richard a joué un rôle important dans le développement de l’Œuvre de Marie au Québec et d’une façon particulière dans l’organisation du mouvement des religieux. Il avait participé à une première Mariapoli en 1973 à Loreto en Pennsylvanie. Il cherchait alors un renouvellement pour sa congrégation. Il a été touché par l’esprit d’unité et petit à petit a été amené à jouer un rôle de premier plan pour la vie des religieux. En décembre 1976, il se retrouvait à Chicago avec quelques religieux du Canada et des États-Unis pour la naissance « officielle » de la branche des religieux dans la zone qui alors comprenant tout l’Amérique du Nord.

Soutenu pour l’Œuvre et en particulier par P. Bonaventure et P. Fabio du Centre des religieux, Il a travaillé à ensuite à la mise sur pied d’une école de formation d’un mois pour les religieux à St-Jérôme à l’été 1978 et 1979. Une trentaine de religieux y ont participé et de là sont nés différents noyaux de religieux qui ont commencé à se rencontrer régulièrement.  Durant ces années, avant son départ pour Haïti, il a aussi travaillé activement à la composition et impression de la revue Nouvelle Cité.

Fr. Richard avait un amour passionné pour son fondateur s. Jean-Baptiste de la Salle qu’il avait redécouvert d’une manière nouvelle à la lumière du charisme de l’unité. Il aimait souvent cité des passages en particulier sur l’amour fraternel et la vie de la Parole. C’est ce qui fait qu’il est demeuré très actif après son retour d’Haïti, en particulier pour la formation des laïcs lassaliens. Durant les dernières années, il a eu particulièrement à cœur le Centre St-Michel où il s’est impliqué en première ligne, cherchant toujours à nourrir une plus profonde communion à l’intérieur de la communauté éducative et valorisant d’une manière spéciale le rôle des laïcs.
 
Haïti, Centro di formazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane
Mais ce qui m’a toujours touché chez Richard, c’est l’importance qu’il accordait à la présence de Jésus au milieu. Durant ma dernière à Laval au Québec, soit en 2015-2016, nous avions décidé formé un noyau. On se rencontrait à toutes les semaines et il n’est pas arrivé souvent que nous ayons manqué. Ce furent toujours de moments de profonde unité, partageant les expériences de la semaine, faisant communion d’âme ou approfondissant un point ou l’autre de la spiritualité. Je garde mémoire de ces rencontres comme de véritables moments de paradis. (Yvon Desormeaux)

Traduzione
Fratel Richard Dupont, della comunità dei Fratelli delle Scuole Cristiane, è morto nella residenza De La Salle, Laval, il 22 maggio 2018, all'età di 88 anni e 1 mese, dopo 71 anni di vita religiosa.

Figlio di Joseph Dupont e Yvonne Labonté, è nato a Trois Rivières il 3 aprile 1930. È entrato nel noviziato della F.É.C. a Laval-des-Rapides nel 1946 e ha fatto la professione perpetua a Val-Morin nel 1955. Le sue varie obbedienze erano diverse e lo ha portato in diversi luoghi (Montreal, Compton, San Girolamo, Lachine, Ottawa e Scafo, Monte Rosemont, Porto di Haiti). de-P e Center DLS, Roma General House, Laval Residence De La Salle e molti altri).

Fr. Richard ha svolto un ruolo importante nello sviluppo dell'Opera di Maria in tutto il Québec e in un modo particolare nell'organizzazione del movimento dei religiosi. Aveva partecipato a una prima Mariapoli nel 1973 a Loreto, in Pennsylvania. In quel momento stava cercando un rinnovamento per la sua congregazione. Fu toccato dallo spirito di unità e a poco a poco fu portato a svolgere un ruolo di primo piano nella vita dei religiosi dell’Opera di Maria. Nel dicembre del 1976, era a Chicago con alcuni religiosi provenienti dal Canada e dagli Stati Uniti per la nascita ‘ufficiale’ del ramo religioso nell'area che includeva tutto il Nord America

Sostenuto dall'Opera e in particolare da P. Bonaventura Marinelli e da P. Fabio Ciardi del Centro dei Religiosi, ha poi lavorato alla creazione di una scuola di formazione, che durava un mese intero, per religiosi che si è svolta a St-Jérôme nell’estate del 1978 e del 1979. A queste scuole hanno preso parte una trentina di religiosi e da lì sono nati diversi nuclei di religiosi che hanno iniziato a incontrarsi regolarmente. Durante questi anni, prima della sua partenza per Haiti, ha anche lavorato attivamente alla composizione e alla stampa della rivista Nouvelle Cité.
F. Richard aveva un amore appassionato per il suo fondatore, Giovanni Battista de la Salle, che aveva riscoperto in modo nuovo alla luce del carisma dell'unità. Spesso gli piaceva citare alcuni suoi passaggi sull'amore fraterno e sulla vita della Parola. Questo è il motivo per cui è rimasto molto attivo dopo il suo ritorno da Haiti, in particolare per la formazione dei laici lasalliani. Negli ultimi anni, si è particolarmente impegnato e direttamente coinvolto al Centro St-Michel, cercando sempre di promuovere una più profonda comunione all'interno della comunità educativa e dando un valore speciale al ruolo dei laici.

Ma quello che mi ha sempre colpito di Richard è stata l'importanza che lui dava alla presenza di Gesù in mezzo a noi. Durante il mio ultimo incontro a Laval, nel Québec, nel 2015-2016, abbiamo deciso di formare un nucleo. Ci siamo incontrati con fedeltà ogni settimana. Quelli sono sempre stati momenti di profonda unità, in cui si condividevano le esperienze della settimana, era favorita la comunione fra di noi, o sia approfondiva un punto o un altro della spiritualità. Ricordo che, per me, questi incontri sono stati dei veri momenti di paradiso. (Yvon Desormeaux)

sabato 19 maggio 2018

Eventi straordinari in Casa Emmaus


Loppiano (Firenze), 16 maggio 2018.


Il papa a Loppiano

Casa Emmaus e le sue abitanti incontrano Papa Francesco 

e Luce Ardente con alcuni dei suoi monaci 


Siamo il gruppo di Religiose di Casa Emmaus: quattro della Scuola e quattro arrivate a Loppiano per l’occasione. Abbiamo avuto l’opportunità e la grazia speciale di essere presenti alla visita del Papa a Loppiano. Ecco, brevemente, alcune nostre esperienze scritte a più mani. Come si può immaginare nella Piazza del santuario Theotókos c’erano altre religiose dell’Opera. Anche loro arrivate per incontrare il papa insieme a tutta la città.


La sera precedente abbiamo partecipato alla Messa presieduta da Jesús Morán nella quale Emmaus (Maria Voce) ci ha introdotti al patto di amore scambievole. Insieme a tutti i presenti della Mariapoli Renata lo abbiamo firmato ed è stato per noi un momento di grazia speciale, in quanto ci siamo sentite famiglia di Dio e figlie di Chiara, legate tra noi come un unico corpo.

All’arrivo del Papa abbiamo respirato aria di cielo; è stata un’esperienza tangibile di spiritualità, armonia, ordine, silenzio, preghiera, unità profonda e ascolto totale di quanto il Santo Padre ci donava con la Sua parola.

Una gioia profonda ha alimentato il nostro desiderio di essere sempre più testimoni della gioia del Risorto. È stato bello vedere come tutto il popolo camminava verso la Theotókos, con tranquillità, nella gioia dell’incontro; così è stato poi nel defluire dalla Piazza: somigliava ad una grande famiglia riconfermata nella fede e nell’amore reciproco. 

Fr. Jean de Dieu del Congo, Sr Lina della Lituania ci hanno rappresentate tutte davanti al Papa e gli hanno portato l’espressione delle due scuole dei Consacrati e delle Consacrate dicendogli semplicemente: «Santo Padre, ti vogliamo bene e ogni giorno preghiamo per Te. Grazie per le parole che ci dici». E questo è proprio quello che Lui ci ha chiesto alla fine del Suo discorso! «E non dimenticatevi di pregare per me perché ne ho tanto bisogno».


In quel momento sentivamo di rappresentare i/le consacrati/e di tutto il mondo. È stato un momento storico e un punto fermo per un vero rilancio verso il futuro. Il Papa ci ha sollecitati a procedere con la mente, con il cuore e con le mani ad offrire al mondo la nostra gioiosa testimonianza. Ci ha invitati anche ad evitare pettegolezzi, per non essere terroristi nei confronti del fratello, ad avere il coraggio di parlare chiaro, di non aver paura del confronto. Ci ha parlato apertamente del rischio e delle fragilità, quindi, di cercare insieme le nuove vie di comunione e di dialogo. Cosa che ha suscitato in noi, subito, un forte impegno e la volontà di irradiare e incarnare questa realtà nella nostra vita. 

A Casa Emmaus ci siamo incontrate con Luce Ardente e con gli altri 4 monaci che erano con lui. Egli si è domandato: come mai Chiara che non è Buddista ha trovato i sette modi di vivere il Buddismo? Con lui abbiamo sperimentato che l’ideale ci rende subito famiglia. Ci ha colpito molto la presentazione che ha fatto di sé e dei suoi confratelli. Ha esordito dicendo che «siamo consacrati come voi e anche per noi è fondamentale la castità». Viverla aiuta il distacco dalle cose. Avendo fatto esperienza profonda di unità abbiamo capito, a livello ancora più reale, che l’unità è possibile con e per tutti. Luce Ardente ha colto l’amore con cui avevamo preparato il tavolo per un piccolo rinfresco, ha visto in quel semplice gesto un segno di accoglienza e di grande ospitalità, che attira ogni benedizione.
Siamo grate di ogni dono che lo Spirito Santo ci fa; soprattutto dell’unità.

Le Consacrate di Casa Emmaus.

martedì 8 maggio 2018

La Pontificia Congregazione promuove un Convegno sulla Consacrazione

Roma, 7 maggio 2018.

Cosa sta cambiando nella Chiesa sulle forme di Vita Consacrata ?


 Dal 3 al 6 maggio 2018, nell’Auditorium della Pontificia Università Antonianum di Roma, si è svolto un Convegno organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (CIVCSVA), sul tema della Consacrazione.
I partecipanti erano numerosi (più di 600). Una bella risposta all’invito rivolto nel febbraio scorso a tutte le curie generali degli Istituti religiosi e delle Società di vita apostoliche dalla Congregazione del Vaticano.
Nel saluto iniziale il Cardinal Prefetto ha detto: «Se da una parte la Chiesa ci assicura che tutte le forme di consacrazione vera sono un dono dello Spirito Santo per la vita di tutto il corpo ecclesiale, dall'altra abbiamo bisogno di criteri autentici per discernere quello che sta succedendo. […] È in questo contesto che se inserisce il nostro convegno». Tra i partecipanti erano presenti anche alcuni del Movimento dei Focolari, compreso il Centro dei Religiosi, da me rappresentato.
Fu un evento di grande importanza ecclesiale e lo dimostra la grande varietà dei partecipanti (Ordo virginum, Eremiti, Istituti Religiosi, Società di Vita apostolica, Istituti Secolari… e nuove forme che raggruppano Movimenti ecclesiali, Associazioni, Nuove Comunità) e le loro provenienze (venivano da tutti i continenti). Il tema all’ordine del giorno, poi, era di importanza cruciale: “Consecratio et consecratio per evangelica consilia” (consacrazione battesimale e consacrazione con voti privati o pubblici con la professione dei consigli evangelici). Scopo del Convegno era raccogliere ulteriori riflessioni su questo argomento e, soprattutto, individuare le questioni aperte e i cammini possibili per il futuro.
È difficile esprimere totalmente in un breve aggiornamento un evento così intenso. Perciò, mi rifaccio all’esperienza vissuta insieme ad altri amici intervenuti come rappresentanti dell’Opera di Maria. Nell’insieme degli argomenti discussi sono emersi alcuni punti fermi: la consacrazione battesimale, riconosciuta come fondamento di ogni forma di consacrazione; i voti, come specifico di una vita totalitaria di consacrazione che richiama il paradigma dell’alleanza; la comunione, costruita con un forte legame alla croce come via da percorrere per una pienezza di consacrazione per la missione; la reciproca dinamicità tra consacrazione, comunità e missione.
Sulle questioni basilari si è molto discusso sulla specificità della vita consacrata. L’idea di fondo, più volte espressa, indicava che la specificità deve ricercarsi in maniera inclusiva - come un tutt’uno -, affiancando all’impegno dei voti, la testimonianza di comunione fraterna con il suo risvolto missionario. Tutto va vissuto alla maniera degli Apostoli, cioè nella più grande disponibilità e radicalità in termini di tempo, luogo ed energie.

Nei gruppi di lavoro, l‘attenzione si è concentrata particolarmente sulla vita di comunione come realtà di rafforzamento e di rinnovamento della vita consacrata, perché è qui che trova la sua identità. La comunione (Koinonìa), grazie alle sue radici bibliche, riscontrabili nelle parole e nell’esempio di Gesù e nel vissuto della Chiesa primitiva, può nutrire la vocazione delle persone consacrate, chiamate a divenire “esperte” e “fermento” missionario di comunione.
In questa comunione si sviluppa, poi, il compito profetico della vita consacrata, che è rispondere ai bisogni del nostro tempo e alle sfide interculturali che raggiungono anche le famiglie. Infine, è ancora la comunione che, oltre a costituire una sfida per tutta la Chiesa di oggi, mantiene uno stretto legame di fedeltà con la tradizione della vita consacrata, che ha avuto da sempre come obiettivo principale di rivivere l’esperienza della comunità apostolica di Gerusalemme. Infatti, la comunione, vita della Trinità sulla quale si modella la Chiesa, vissuta in una comunità religiosa pone le condizioni perché Il Signore risorto viva in mezzo ad essa (cf Mt 18, 20). In tal modo, anche le comunità dei consacrati, come dice bene l’esortazione apostolica Vita consecrata, diventa un “luogo teologale” e una sicura garanzia della crescita vocazionale e della fecondità della missione, grazie alla presenza di Cristo Risorto.
Molte problematiche legate alla vita consacrata restano, per così dire, questioni aperte e sollecitano la ricerca di una risposta e il riconoscimento del loro giusto posto nel Codice di Diritto Canonico. Pensiamo, per esempio, alle nuove forme di vita consacrata, dove donne e uomini, pur nella distinzione dovuta, vivono insieme in una stessa struttura abitativa; alle forme di vita in cui vivono membri di istituti diversi, o appartenenti ad altre denominazioni cristiane o, addirittura, ad altre religioni; al ruolo del superiore in un istituto clericale, o misto, oppure lì dove i laici associati appartengono alla comunità come membri a pieno titolo; e ancora, ma non per ultimo, al linguaggio impiegato dal codice di Diritto Canonico, che deve tener conto della sua evoluzione secondo la sensibilità dell’umanità di oggi… Su tutto questo l’assemblea ha ripetutamente invocato il primato della vita su quello della legge, e l’opportunità di seguire sempre una via sinodale di larghe consultazioni per arrivare a delle soluzioni adeguate.    
Da sottolineare, alla fine, il clima fraterno che ha regnato durante tutto il convegno. Sia l’udienza di Papa Francesco, con il suo intervento fatto a braccio sulle “le tre P”Preghiera-Povertà-Pazienza, sia, poi, il discorso del Cardinale Prefetto, Jõao Braz de Aviz che, parlando dello Spirito Santo ha detto che Lui parla solo dove c’è l’armonia della vita fraterna, hanno ambedue aiutato a sdrammatizzare ogni soluzione rigida e a vivere questo incontro nella semplicità e nell’amore reciproco. Le soluzioni prima o poi arrivano.
La condivisione semplice ed informale con alcuni membri del Movimento dei Focolari, ha ulteriormente confermato che la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich può offrire altri approcci complementari che vanno in profondità sul significato della vita consacrata. Prima di tutto, si può veramente dire che i diversi carismi possono essere visti come un “Cristo dispiegato nei secoli”. Da qui l’importanza di presentarli al mondo nell’armonia dell’unità.
E poi, dato che la spiritualità dell’Opera di Maria, a un livello pratico, spinge tutti i religiosi e le religiose ad andare, sia in profondità nel loro specifico carisma, sia a viverlo in comunione con gli altri carismi, questo approccio incide sia all’interno che all’esterno delle proprie comunità. L’unità vissuta con altre persone e con altre famiglie religiose, attinge all’unico Spirito che aiuta tutti a testimoniare Cristo in pienezza.

(P. Mimmo - Domenico Arena, OMI)

venerdì 4 maggio 2018

Monaci buddisti ospiti di “Casa Novo”

Albano Laziale. 
Centro dei Religiosi, 4 aprile 2018.

Un incontro fraterno tra i Monaci buddisti e i religiosi di “Casa Novo”


  Una grande gioia  ci ha invasi oggi per l’esperienza che stiamo facendo con i cinque monaci buddisti arrivati ieri dalla Tailandia nel focolare di “Casa Novo”. Da qualche giorno ci siamo dedicati all’accoglienza pe il loro prossimo arrivo, mettendoci tutta l’attenzione in modo che si sentissero “a casa”.

Dal momento che sono arrivati, visto che il viaggio è stato lungo ed avevano fame, li abbiamo accolti con una tavola imbandita e con possibilità di scelta. Si sono sentiti veramente a loro agio. Inoltre, oltre alle camere, abbiamo indicato loro la veranda piena di luce e attorniata dalla natura, dove loro possono pregare. Loro, però, sono andati subito in cappella per un momento di preghiera e hanno pregato perché Gesù ci dia tanta felicità.
La loro risposta alle nostre piccole attenzioni è stata, non solo di gradimento, ma in piena reciprocità in modo stupendo. Ci hanno chiamati, non solo fratelli, ma angeli (???), mettendoci in imbarazzo. Ci hanno anche spiegato che per il monaco buddista, che non mangia mai di fronte ad altre persone, il prendere cibo e stare con noi significava riconoscere che per loro noi eravamo fratelli e che Chiara era veramente la nostra mamma. Hanno detto che si sono sentiti in paradiso (scic), cioè pienamente a loro agio.

Questa mattina, dopo una notte di profondo riposo, grazie anche al silenzio che regna attorno la casa, e trovandosi di fronte ad una abbondante colazione, il monaco Luce Ardente ci ha spiegato che Chiara è nostra, di noi monaci e di voi religiosi, ma che non c’è un noi e un voi, ma un NOI pieno. Le sue parole sono state così belle che per noi è stata una vera meditazione, in piena sintonia con la spiritualità dell’unità alla luce del buddismo, e con i principi dell’arte di amare, del farsi uno, di una filosofia profonda e valida per tutti, del reciproco rispetto che sa amare fino in fondo, ma che sa anche rispettare i confini dell’altro e che, tuttavia, lo accoglie pienamente senza barriere.
Questa esperienza, profondamente toccante e fatta a poche ore di distanza dal loro arrivo, ci dice che nel dialogo fraterno tutti i preconcetti e le barriere cadono e gli uni e gli altri partecipano immediatamente della stessa gioia.
Il monaco Luce Ardente, venuto insieme con un altro monco che dirige una trasmissione radio/video e altri tre più giovani, ha detto che, se avrà l’occasione di salutare il Papa, gli dirà che loro sono buddisti del Movimento dei Focolari, e di questo tutti loro ne sono pienamente convinti.
Ringraziamo Dio per questo momento speciale.
 
Mariano Steffan
 



giovedì 3 maggio 2018

Consacrate, Religiosi e laici verso la comunione dei carismi

Castel Gandolfo (Centro Mariapoli), 12-15 aprile 2018

Incontro del Movimento

delle Religiose e dei Religiosi


 
Le due branche delle Consacrate e dei Religiosi dell’Opera di Maria, da tempo si stanno confrontando per rilanciare il Movimento dei Religiosi e delle Religiose che porta in sé i loro molteplici carismi, allo scopo di farli illuminare dal Carisma dell’Unità dell’Opera di Maria (o Movimento dei Focolari). Essi sono convinti che tutti i carismi, se ben vissuti e partecipati, possono essere una risposta alle attese ecclesiali di oggi.
I consacrati che sono stati in contatto con il carisma dell’Unità di Chiara Lubich, dopo aver ripensato ad un nuovo “Paradigma” che rilancerebbe questo Movimento, sono finalmente arrivati al momento di poter dare inizio ad un confronto che lo valorizzi, con quelle modalità e aperture che la Chiesa auspica e che l’Opera di Maria vorrebbe.
Questo incontro era carico di attese. Infatti, una cinquantina di uomini e donne espressamente invitati - persone consacrate, ma anche laici vicini a qualcuno a qualcuno di questi carismi -, si sono sentiti in dovere di poter dare delle risposte puntuali e vitali, partendo dai bisogni della gente e sulla base del carisma dell’Unità.

Il programma, introdotto da P. Salvo D’Orto O.M.I., prevedeva un percorso riflessivo che si concentrava sull’unità chiesta da Gesù al Padre prima della sua passione (I° giorno), sull'attenzione alle giovani generazioni (II° giorno) e sull’individuazione di risposte concrete e incarnate nel contesto di oggi (III° giorno). Al termine di ogni giorno i gruppi di lavoro erano impegnati ad individuare alcune linee operative fondamentali maturate dalle loro esperienze concrete, che sono state poi condivise in plenaria. È proprio su queste linee di azione, non certo teoriche ma che esigono un'incarnazione, che qui ci soffermiamo di più, perché saranno oggetto di ulteriori sviluppi ispirati da un metodo pratico, vitale ed esperienziale, che, se verificato ed evangelicamente corretto, porta frutto.

 Ut omnes unum sint

 
Partendo, quindi, da una riflessione che Chiara Lubich ha tenuto nel 1981 sull’unità, aiutati anche da un recente intervento di Jesús Morán, l'attuale Copresidente dell’Opera di Maria, si sono cercate quelle linee d’incarnazione del carisma per guardare all’oggi con quel taglio operativo che valorizza la vita. Questo sguardo è stato ulteriormente sottolineato nel pomeriggio da Andrew Camilleri, consigliere generale del Movimento dei Focolari, che ha presentato dei percorsi nuovi che si stanno attualizzando e che stanno dando frutti in tutto il mondo.
Il lavoro che si è svolto nei gruppi, infatti, ha sottolineato queste linee operative che danno speranza. Ecco alcune di queste linee operative:

-     vanno individuati nuovi modi per trasmettere alle proprie comunità una testimonianza gioiosa del proprio carisma vissuto alla luce del carisma dell’unità, perché è un carisma che le rinnova e le illumina;
-     questa passione per l’unità, oltre a rimettere in luce la bellezza dei carismi, è un segno profetico che porta ad una rinascita delle proprie famiglie religiose e rende più visibile la Chiesa con la sua tensione alla santità;
-     il carisma è come un filo d’oro che sa tessere fedeltà e perseveranza. E, inoltre, rivela l’unità tra religiosi che hanno in comune lo stesso Vangelo vissuto, la scelta dell’unico Dio e l’amore a Gesù Crocifisso e Abbandonato. Questi sono religiosi in vocazione e in missione, e vogliono essere persone di comunione che danno la vita;
-     i carismi sono segni profetici che vanno rilanciati nella quotidianità, ma anche nei continenti, nei prosessi d’inculturazione, nella collaborazione tra i vari istituti religiosi, nel vivere nella reciprocità tra il femminile e il maschile, perché tutto ciò crea un vero ambiente di crescita per le proprie comunità religiose e per i laici che vivono attorno ad esse;
-     se è vero che ogni carisma è un dono che Dio fa all’umanità, è vero anche che ogni carisma richiede una radice profonda per dare risposte, sia alle famiglie religiose portatrici del proprio carisma che alla società. Per cui l’essere aperti alle ispirazioni dello Spirito suggerisce, poi, di mettere in atto dei processi di unificazione, con iniziative ben curate che fanno crescere la cultura dell’unità.

 Le giovani generazioni


Questa seconda giornata inizia con alcuni stralci dei discorsi che Chiara Lubich ha fatto ai giovani del Movimento dei Focolari negli anni ’70, dove si sottolinea che il rapporto tra le generazioni richiede quella dinamica di rispetto, di reciprocità e di armonia che sappia riflettere i rapporti trinitari. È su quest’onda che la giornata si è svolta. I giovani che nella Chiesa stanno facendo un cammino nei movimenti ecclesiali, nella parrocchie e nelle comunità religiose, nel sociale, danno speranza e non hanno uno sguardo limitato e ristretto, ma uno sguardo che abbraccia il mondo intero.
Questi aspetti, emersi anche nelle esperienze concrete raccontate nelle tavole rotonde, sono state sottolineate anche dai lavori di gruppo.
-       Alla base dei rapporti tra le generazione ci deve sempre essere un legame di unità e distinzione, ma questi rapporti siano espressivi di un cuore buono, di una presenza viva di Gesù, di un saper riconoscere i propri errori e ricominciare.
-       Come fare, quindi, per portare ai giovani religiosi quest’ansia benefica per l’unità? A loro gli ideali non mancano, perciò vanno sostenuti nei loro progetti con l’affetto, la preghiera e, perché no!, con la provvidenza.
-       Inoltre, nei rapporti personali un/a giovane, si richiede ascolto profondo e fiducia, e le conseguenti proposte siano il frutto di un’esperienza personale con Gesù;

-       Sulla questa base esperienziale la testimonianza acquista più senso per i giovani. Per cui, incontrandoli nel loro ambiente, vanno avvicinati facendo loro conoscere le conseguenze pratiche della Parola di Dio vissuta, e come questo stile di vita può trasformare l’esistenza umana.
-       In sostanza, per portare i giovani a Dio in modo che Lui faccia trovare il loro posto nella Chiesa, occorre coltivare le famiglie, rieducarci all’ascolto dei giovani, riscoprire il valore della preghiera, rispondere al bisogno di accoglienza, accompagnare per saperle superare le fragilità del mondo giovanile, spesso dovute a difficoltà in famiglia.

L’Incarnazione come risposta ai bisogni

 
Il terzo giorno è stato interamente dedicato alla ricerca di una incarnazione che sappia guardare ai bisogni reali e concreti, manifesti o nascosti, palesi o sommersi. In questa direzione un commento di Hubertus Blaumeiser su Risurrezione di Roma, testo scritto da Chiara Lubich nel ’49, ha aiutato tutti ad avere uno sguardo sulla realtà, per riuscire ad andare fino alla radice dei problemi, per saperli guardare con lo sguardo stesso di Dio.
Molto proficuo si è rivelato anche l’incontro con l’associazione “Famiglie Carismatiche in Dialogo”, dove sono intervenuti P. Isidoro Murciego, Presidente del Comitato Coordinatore dell’Associazione, e Donatella Acerbi, sua collaboratrice e prima responsabile dei laici pallottini. Coordinati da Antonio Porcellato della SMA (Società Missioni Africane), questo incontro ha spalancato lo sguardo sulla comunione tra i carismi. Una esigenza reale e tanto attesa dall'Associazione Famiglie Carismatiche, che dopo alterne vicende sembra abbia trovato una sua linea operativa, grazie anche p. Fabio Ciardi.
La Tavola Rotonda a tutto campo che ne è seguita con il Movimento Parrocchiale e Diocesano, Movimento Sacerdotale, Movimento Famiglie Nuove, Movimento Nuova Umanità, ha dimostrato quanto tutti questi movimenti dell’Opera di Maria possono essere tra loro in sintonia e collaborare insieme, pur salvaguardando lo specifico di tutti.
Alla fine, nei gruppi di lavoro si sono posti questi interrogativi: Quali sono i bisogni reali della nostra società a cui rispondere? E poi, come rispondervi? Da questo lavoro è emerso che:
-       La realtà va guardata con coraggio e senza turbarsi. La forza viene dall’unione con Dio e dal Risorto che è tra noi. Con quest’animo il dialogo può essere portato avanti con chiunque: con le nuove generazioni in ricerca, con le persone senza riferimenti a principi religiosi, con le famiglie disastrate…
-       Le azioni da promuovere possono essere tante, ma merge sempre più l’orientamento di avere un unico movimento di persone consacrate; che ci si impegni di più nel promuovere le giovani generazioni di consacrate e religiose; che si collabori effettivamente con tutti i movimenti a largo raggio…
-       È necessario creare spazi per favorire le esperienze di comunione, perseverando nell’amore fino alla reciprocità, fino ad arrivare all’applicazione della mistica del noi.
-       In questo compito i laici non sono esclusi, anzi, sono pienamente coinvolti. Infatti guardandoci attorno, gli impegnati del Movimento per l’unità dei carismi, ci sono già, si tratta di riconoscerli e di camminare insieme.

In conclusione, riascoltando quanto Emmaus e Jesús, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, hanno detto ai religiosi e alle religiose il 22 febbraio scorso, emerge che alcune direttive erano già state anticipate e, quindi, questo programma di azione infonde fiducia e porta a mettersi insieme con le nostre particolarità e sinergie per dare risposta ai bisogni. È nata in tutti la percezione che di fronte a noi ci sono delle autostrade aperte per arrivare all’ut omnes, per vivere la mistica del noi, per irradiare la comunione e formarsi con continuità.

Perciò, non solo linee di azione, di irradiazione, di formazione, del mettersi in rete, ma anche prendere coscienza che qui si parla di un Movimento unico che è una diramazione dell’Opera di Maria con le sue specifiche caratteristiche. Mentre le due Branche, quelle delle Consacrate e dei Religiosi, rimangono distinte, la struttura di questo Movimento, invece, sarà molto leggera, testimonierà la reciprocità tra la parte maschile e la parte femminile e farà emergere, valorizzandole in pieno, la presenza e la collaborazione dei laici.
Questa immagine significativa di Chiara Lubich rispecchia molto bene questo momento di rilancio del Movimento dei Carismi per l’unità. «Dio ci ha posti in quest'Opera come su una navicella, che naviga sulle acque del tempo verso un posto a noi sconosciuto, chi la spinge non siamo noi. È lo Spirito Santo che con il suo soffio divino ci indica le diverse tappe del viaggio da raggiungere» (Chiara Lubich).