martedì 8 maggio 2018

La Pontificia Congregazione promuove un Convegno sulla Consacrazione

Roma, 7 maggio 2018.

Cosa sta cambiando nella Chiesa sulle forme di Vita Consacrata ?


 Dal 3 al 6 maggio 2018, nell’Auditorium della Pontificia Università Antonianum di Roma, si è svolto un Convegno organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (CIVCSVA), sul tema della Consacrazione.
I partecipanti erano numerosi (più di 600). Una bella risposta all’invito rivolto nel febbraio scorso a tutte le curie generali degli Istituti religiosi e delle Società di vita apostoliche dalla Congregazione del Vaticano.
Nel saluto iniziale il Cardinal Prefetto ha detto: «Se da una parte la Chiesa ci assicura che tutte le forme di consacrazione vera sono un dono dello Spirito Santo per la vita di tutto il corpo ecclesiale, dall'altra abbiamo bisogno di criteri autentici per discernere quello che sta succedendo. […] È in questo contesto che se inserisce il nostro convegno». Tra i partecipanti erano presenti anche alcuni del Movimento dei Focolari, compreso il Centro dei Religiosi, da me rappresentato.
Fu un evento di grande importanza ecclesiale e lo dimostra la grande varietà dei partecipanti (Ordo virginum, Eremiti, Istituti Religiosi, Società di Vita apostolica, Istituti Secolari… e nuove forme che raggruppano Movimenti ecclesiali, Associazioni, Nuove Comunità) e le loro provenienze (venivano da tutti i continenti). Il tema all’ordine del giorno, poi, era di importanza cruciale: “Consecratio et consecratio per evangelica consilia” (consacrazione battesimale e consacrazione con voti privati o pubblici con la professione dei consigli evangelici). Scopo del Convegno era raccogliere ulteriori riflessioni su questo argomento e, soprattutto, individuare le questioni aperte e i cammini possibili per il futuro.
È difficile esprimere totalmente in un breve aggiornamento un evento così intenso. Perciò, mi rifaccio all’esperienza vissuta insieme ad altri amici intervenuti come rappresentanti dell’Opera di Maria. Nell’insieme degli argomenti discussi sono emersi alcuni punti fermi: la consacrazione battesimale, riconosciuta come fondamento di ogni forma di consacrazione; i voti, come specifico di una vita totalitaria di consacrazione che richiama il paradigma dell’alleanza; la comunione, costruita con un forte legame alla croce come via da percorrere per una pienezza di consacrazione per la missione; la reciproca dinamicità tra consacrazione, comunità e missione.
Sulle questioni basilari si è molto discusso sulla specificità della vita consacrata. L’idea di fondo, più volte espressa, indicava che la specificità deve ricercarsi in maniera inclusiva - come un tutt’uno -, affiancando all’impegno dei voti, la testimonianza di comunione fraterna con il suo risvolto missionario. Tutto va vissuto alla maniera degli Apostoli, cioè nella più grande disponibilità e radicalità in termini di tempo, luogo ed energie.

Nei gruppi di lavoro, l‘attenzione si è concentrata particolarmente sulla vita di comunione come realtà di rafforzamento e di rinnovamento della vita consacrata, perché è qui che trova la sua identità. La comunione (Koinonìa), grazie alle sue radici bibliche, riscontrabili nelle parole e nell’esempio di Gesù e nel vissuto della Chiesa primitiva, può nutrire la vocazione delle persone consacrate, chiamate a divenire “esperte” e “fermento” missionario di comunione.
In questa comunione si sviluppa, poi, il compito profetico della vita consacrata, che è rispondere ai bisogni del nostro tempo e alle sfide interculturali che raggiungono anche le famiglie. Infine, è ancora la comunione che, oltre a costituire una sfida per tutta la Chiesa di oggi, mantiene uno stretto legame di fedeltà con la tradizione della vita consacrata, che ha avuto da sempre come obiettivo principale di rivivere l’esperienza della comunità apostolica di Gerusalemme. Infatti, la comunione, vita della Trinità sulla quale si modella la Chiesa, vissuta in una comunità religiosa pone le condizioni perché Il Signore risorto viva in mezzo ad essa (cf Mt 18, 20). In tal modo, anche le comunità dei consacrati, come dice bene l’esortazione apostolica Vita consecrata, diventa un “luogo teologale” e una sicura garanzia della crescita vocazionale e della fecondità della missione, grazie alla presenza di Cristo Risorto.
Molte problematiche legate alla vita consacrata restano, per così dire, questioni aperte e sollecitano la ricerca di una risposta e il riconoscimento del loro giusto posto nel Codice di Diritto Canonico. Pensiamo, per esempio, alle nuove forme di vita consacrata, dove donne e uomini, pur nella distinzione dovuta, vivono insieme in una stessa struttura abitativa; alle forme di vita in cui vivono membri di istituti diversi, o appartenenti ad altre denominazioni cristiane o, addirittura, ad altre religioni; al ruolo del superiore in un istituto clericale, o misto, oppure lì dove i laici associati appartengono alla comunità come membri a pieno titolo; e ancora, ma non per ultimo, al linguaggio impiegato dal codice di Diritto Canonico, che deve tener conto della sua evoluzione secondo la sensibilità dell’umanità di oggi… Su tutto questo l’assemblea ha ripetutamente invocato il primato della vita su quello della legge, e l’opportunità di seguire sempre una via sinodale di larghe consultazioni per arrivare a delle soluzioni adeguate.    
Da sottolineare, alla fine, il clima fraterno che ha regnato durante tutto il convegno. Sia l’udienza di Papa Francesco, con il suo intervento fatto a braccio sulle “le tre P”Preghiera-Povertà-Pazienza, sia, poi, il discorso del Cardinale Prefetto, Jõao Braz de Aviz che, parlando dello Spirito Santo ha detto che Lui parla solo dove c’è l’armonia della vita fraterna, hanno ambedue aiutato a sdrammatizzare ogni soluzione rigida e a vivere questo incontro nella semplicità e nell’amore reciproco. Le soluzioni prima o poi arrivano.
La condivisione semplice ed informale con alcuni membri del Movimento dei Focolari, ha ulteriormente confermato che la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich può offrire altri approcci complementari che vanno in profondità sul significato della vita consacrata. Prima di tutto, si può veramente dire che i diversi carismi possono essere visti come un “Cristo dispiegato nei secoli”. Da qui l’importanza di presentarli al mondo nell’armonia dell’unità.
E poi, dato che la spiritualità dell’Opera di Maria, a un livello pratico, spinge tutti i religiosi e le religiose ad andare, sia in profondità nel loro specifico carisma, sia a viverlo in comunione con gli altri carismi, questo approccio incide sia all’interno che all’esterno delle proprie comunità. L’unità vissuta con altre persone e con altre famiglie religiose, attinge all’unico Spirito che aiuta tutti a testimoniare Cristo in pienezza.

(P. Mimmo - Domenico Arena, OMI)

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