Padre Ermanno Rossi, domenicano
Religioso dell'Ordine dei Predicatori che ha scelto di nulla chiedere e nulla rifiutare.
Padre Ermanno (Giuseppe) Rossi nacque a
Nocera Inferiore il 28 aprile 1924, in una famiglia cattolica praticante con
cinque figli. Nella sua infanzia gli piaceva fare il chierichetto nel monastero
di suore domenicane del suo paese. Così sbocciò la vocazione alla vita
domenicana e all’età di 11 anni lasciò la famiglia per iniziare il cammino di
formazione alla vita consacrata. Parlando di questo periodo lui racconta: «Mi
domando e forse vi domanderete: come ho potuto resistere così a lungo, giorno
dopo giorno, e non ho chiesto di ritornare a casa dove c’era la mamma che mi
amava e poteva accudirmi? Una cosa è certa: nessuno mi ha costretto e avevo una
corrispondenza regolare col babbo e con la sorella maggiore. Sono convinto che
ho avuto la chiamata di Dio fin dal seno materno. D’altronde, non ricordo un
episodio che mi abbia orientato a questa vocazione; me la sono trovata dentro».
Dopo aver terminato
gli studi ed esser stato ordinato sacerdote (1949) veniva mandato ad Arezzo
come incaricato dei giovani aspiranti alla vita domenicana. Lì ricevette nel
1950 una lettera da un suo confratello, p. Tovini, che era stato formatore suo
e di p. Valentino Ferrari. Racconta p. Ermanno: «Nella lettera ci narrava di
una conferenza che Graziella De Luca aveva fatto al Terz’Ordine domenicano di
Pistoia di cui era direttore spirituale. Graziella aveva raccontato la
piccola/grande storia dell’Ideale. P. Tovini ne era rimasto entusiasta; per
questo scrisse a me e a p. Valentino.
«P. Valentino
– vivendo a Roma – si mise immediatamente in contatto con Chiara. Io raggiunsi
Roma solo nell’estate. Ero di passaggio per andare a casa. P. Valentino mi mise
immediatamente in contatto con Graziella, che allora era nel focolare di Via
XXI Aprile. Ricordo ancora il viaggio in bus, per recarci al suo focolare. Con
la mano attaccata al sostegno, mi raccontò le sue indagini su Chiara e le sue
prime compagne. Aveva percepito che erano persone di Dio. Quando eravamo ancora
a Firenze, infatti, il giovanissimo Valentino, aveva avuto delle intuizioni su
una spiritualità di comunione e me ne parlava. Io ne ero affascinato; ma poi si
era tutto arenato perché non conoscevamo la chiave per attuarla (Gesù
Abbandonato).
Quando
bussammo alla porta del focolare di Graziella ci venne ad aprire Vale
Ronchetti, allora giovanissima. Sia p. Valentino che io, rimanemmo colpiti
dalla luce che emanava dal suo volto. Ci introdusse nel salottino e disparve.
Venne Graziella e mi parlò; naturalmente era presente anche p. Valentino.
Mi affascinò
subito: avevo sentito Dio e questo mi bastava. Feci solo una domanda: “Ora che
siete in vita voi, va tutto bene; ma quando la prima generazione sarà passata,
avverrà inevitabilmente il declino, com’è capitato a tutte le fondazioni”.
Graziella mi rispose: “No! Finché ci sarà Gesù in mezzo, questo non avverrà”».
Così p.
Ermanno rimase in contatto insieme ai primi religiosi che conobbero l’Ideale
dell’unità a Roma dove fu trasferito nel 1955. Veniva coltivato in modo
particolare da Natalia Dallapiccola per incarico diretto di Chiara: «Mi parlò –
per la prima volta! – di Gesù Abbandonato. Io bevevo come un spugna e lei era
contenta».
Dopo la
fondazione di Loppiano fu chiamato lì da don Foresi come professore di morale. P.
Ermanno viveva con p. Michel Lemonnier in una casetta prefabbricata chiamata la
“Eolina”. Gli studenti di allora lo ricordano ancora con riconoscenza.
Qualche anno
più tardi p. Andrea Balbo (Novo) e p. Ermanno si recarono al Centro Mariapoli
di Rocca di Papa (Roma) per parlare con Chiara. Racconta p. Ermanno: «Io ero rimasto libero
dall’insegnamento della morale a Loppiano. Bisognava capire che cosa dovevo
fare. Novo andò da Chiara da solo; io lo aspettai davanti alla cappella del
Centro. In quel momento, Chiara ebbe l’ispirazione di affidarci il suo studio
nella sede del Centro Uno, in Piazza Tor Sanguigna, perché diventasse Segreteria
del Movimento dei Religiosi. Io sarei stato il primo segretario. Al termine del
colloquio Chiara disse a p. Novo: “Questa è stata la grazia più grande che ha
avuto il movimento dei religiosi”. Da lì, infatti, è nata tanta vita. Lì io ho
avuto la grazia di vivere per quattro anni accanto a Foco». È stato anche
l’inizio di tanti viaggi che p. Ermanno fece per accompagnare e formare i
religiosi che nei vari paesi dell’Europa avevano conosciuto l’Ideale.
In tutti
questi anni p. Ermanno è rimasto sempre inserito in una comunità del suo
Ordine, spesso come superiore: Pistoia, Firenze (S. Maria Novella), Arezzo,
Teramo, Perugia, Roma (Prati), Roma (S. Maria sopra Minerva). Nell’ultimo
convento ha potuto assistere p. Valentino Ferrari nell’ultima malattia e morte.
In occasione
del suo 90mo compleanno aveva scritto: «Le vicende della mia vita sono state
tante! Ricordo soltanto una convinzione interiore che mi ha guidato in tutte le
scelte: “Nulla chiedere e nulla rifiutare”. Ciò significava per me: valutare
bene il compito che mi veniva affidato, metterci tutte le forze con la certezza
che al resto ci avrebbe pensato Dio. Per questo motivo, non ho mai chiesto
nulla né rifiutato nulla, qualunque compito mi venisse richiesto, anche se è
stato quasi sempre contrario al mio sentire. Giunto a questa età posso, però,
assicurare che è valsa la pena fidarsi di Dio. D’altra parte, il progetto della
nostra vita è nelle sue mani ed è un capolavoro di amore: sarebbe una pazzia
rifiutarlo. Assieme alle difficoltà ho avuto delle grazie straordinarie. Tra
queste ha un posto di tutto rilievo l’incontro con Chiara Lubich e con il suo
Movimento. Questo incontro è stato il faro della mia vita: vi ho trovato, in
maniera nuova Dio e una luce che dava unità a tutto. Per tutto questo intendo
dar pubblicamente gloria a Dio ed esprimergli il mio ringraziamento».
Nel 2017 la
salute di p. Ermanno richiedeva una cura speciale per cui fu trasferito
all’infermeria dei domenicani a Fiesole. Era contento di essere vicino a
Loppiano come membro esterno della scuola Claritas dei Religiosi dell'Opera di Maria. Nella settimana santa del 2020 ha
avuto un crollo di salute dovuto all’età (95 anni) e il 13 aprile, lunedì
dell’Angelo, ha spiccato il volo per il Cielo.
Tante persone lo ringraziano per essere stato strumento della verità dell’Amore che lui ha vissuto e comunicato con impegno e generosità.
Tante persone lo ringraziano per essere stato strumento della verità dell’Amore che lui ha vissuto e comunicato con impegno e generosità.
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