domenica 8 ottobre 2017

Sessant’anni di Missione per P. Francesco Bordignon

Dal Brasile con tanto amore

Francesco Bordignon ci racconta qualcosa dei suoi 60 anni di missionario scalabriniano trascorsi in Brasile, Paraguay e Argentina.


Padre Francesco nato a Casoni di Mussolente (Vicenza) il 26 ottobre 1932, è entrato nel seminario degli scalabriniani a 14 anni. Allora il seminario degli scalabrini di Bassano del Grappa contava circa 300 seminaristi presenti in tutto l’arco formativo che comprendeva le scuole medie e superiori. Le vocazioni missionarie portate avanti secondo lo spirito della sua famiglia religiosa scalabriniana che si dedica agli emigrati, erano all’epoca molto floride e le missioni da loro sostenute erano sparse in tutto il mondo. Francesco Bordignon fu ordinato sacerdote il 1 giugno 1957 e subito dopo parte per il Brasile. La sua vita missionaria in questi 60 anni si è svolta per la maggior parte in Brasile, con qualche breve periodo in Paraguay e in Argentina.

La sua attività è stata delineata da tre parole fondamentali, come lui stesso sottolinea: Maria come madre, la missione e la misericordia; tre realtà legate tra di loro dal senso di famiglia che accomuna tutto.

La presenza di Maria l’ha accompagnato sempre fin dall’infanzia. Quando aveva appena 5 anni il venerdì santo sua mamma l’ha accompagnato alla cerimonia della adorazione della croce e alla fine Gesù in croce è stato deposto sui gradini dell’altare affinché i fedeli, accostandosi, potessero baciarlo. La mamma, tenendo per mano il suo bambino s’avvicinò per baciare quel crocifisso, mentre il suo bambino, Francesco, aveva paura. Sua madre si accorse ma non si fermò. Si chinò davanti al Crocifisso steso per terra e gli diede un bacio. Poi si rivolse a suo figlio e gli disse: «È Gesù! DaGli anche tu un bacio». Tranquillizzato dalla mamma, il bambino si chinò, diede un bacio alla statua di Gesù crocifisso e sanguinante. Poi guardò la mamma che con la testa annuì. Questo fatto fu emblematico perché Maria, la madre di Gesù, ha fatto sempre così con questo suo figlio in tutte le difficoltà incontrate in tutta la sua vita. La sua vocazione missionaria e sacerdotale è stata ostacolata fin dalla sua giovinezza. Il suo parroco, quando seppe che desiderava entrare in seminario rispose: Meglio che si metta a zappare e non a studiare! Tale risposta lo fece piangere. Comunque, la radice vocazionale non è stata sradicata da questa difficoltà e neppure dalle successive difficoltà dovute allo studio e a tante altre incomprensioni. La presenza di Maria, come madre, lo ha accompagnato, grazie anche ad alcuni compagni che gli sono stati vicini.

La missione scalabriniana da lui portata avanti parte da un pizzicottino sul viso ricevuto confidenzialmente datogli da un suo formatore che gli chiese a bruciapelo cosa intendeva fare al termine degli studi teologici. Alla risposta generica di Francesco che gli bastava diventare sacerdote, quel formatore gli disse: «Perché non missionario?» E quel pizzicottino provocò il lui un “Sì” deciso che gli diede una spinta che non è mai venuta meno. Quel ragazzo timido e insicuro, acquistò fiducia ed entusiasmo, e divenne quel missionario che dall’alto dei suoi 85 anni ancora non si tira indietro.

Di misericordia sono percorsi tutti questi anni. Alcuni santi e sante gli sono stati vicini nella sua attività, specialmente nell’esercitare il ministero della confessione. Gli insegnamenti delle sante Maria Faustina Kowalska e Teresa del Bambino Gesù di Lisieux sono state di tanto aiuto per lui, ancor prima che uscisse l’enciclica “Dives in misericordia” e altri successivi testi del Magistero. Per lui ora tutto parla di misericordia, sia in lui che nelle persone da lui accostate in confessione e fuori confessione.

L’incontro con il carisma dell’unità di Chiara Lubich.

Ma fu proprio durante gli studi che, per iniziativa di un suo formatore, incontrò l’Opera di Maria. Due dei primi focolarini, Marco Tecilla e Oreste Basso, sono stati invitati a parlare a 40 Padri e 60 studenti di filosofia e di teologia a Piacenza. 20 di loro ne rimasero folgorati e tra questi anche P. Francesco, che colse in questo un segno della presenza di Maria e disse a se stesso: quest’Opera di Maria non la lascerò più! Questo proposito fatto nel 1954 è tuttora confermato. La prima “Parola di Vita” ricevuta era: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me» (Mt 25, 40). Tre anni dopo questa scoperta ci fu l’ordinazione sacerdotale e, poi, la partenza per la missione in Brasile, dove nell’arco di tutti questi anni ce ne furono molti di questi “piccoli” incontrati da p. Francesco e accostati con tutto l’amore di madre/padre, trasmettendo loro Dio-Amore. Ma, prima di partire per la missione nell’estate del 1957 si mise in contatto con l’Opera di Maria e con sua madre andò a Trento, dove vi rimase tre giorni. Qui ebbe l’occasione di incontrare alcuni dei primi focolarini, focolarine, religiosi, sacerdoti con i quali mantenne i contatti.

Ora si riparte e si ritorna nella Parrocchia di san Giuseppe a Vila Nova di Porto Allegre in Brasile. Molte sono le attività pastorali che lo aspettano: incontri del Consiglio pastorale, gruppi della legio Mariae e di altri movimenti ecclesiali, molte attività di settore… Ma su tutti prevale l’impegno portato avanti da sempre con l’Opera di Maria. Tra Porto Allegre e Rio Grande do Sul ci sono 300 Km di distanza, ma questo non è un impedimento per potersi incontrare con la famiglia di Chiara Lubich – Movimento dei Focolari –, nemmeno per un religioso di 85 anni suonati. La sua disponibilità pastorale e missionaria non ha confini e il suo periodo florido di missionario scalabriniano continua…

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