Dal Brasile con tanto amore
Francesco Bordignon ci racconta qualcosa dei suoi 60 anni di missionario scalabriniano trascorsi in Brasile, Paraguay e Argentina.
Padre Francesco nato a Casoni di Mussolente (Vicenza) il 26
ottobre 1932, è entrato nel seminario degli scalabriniani a 14 anni. Allora il
seminario degli scalabrini di Bassano del Grappa contava circa 300 seminaristi
presenti in tutto l’arco formativo che comprendeva le scuole medie e superiori.
Le vocazioni missionarie portate avanti secondo lo spirito della sua famiglia
religiosa scalabriniana che si dedica agli emigrati, erano all’epoca molto floride
e le missioni da loro sostenute erano sparse in tutto il mondo. Francesco
Bordignon fu ordinato sacerdote il 1 giugno 1957 e subito dopo parte per il
Brasile. La sua vita missionaria in questi 60 anni si è svolta per la maggior
parte in Brasile, con qualche breve periodo in Paraguay e in Argentina.
La sua attività è stata delineata da tre parole fondamentali,
come lui stesso sottolinea: Maria come madre, la missione e la misericordia;
tre realtà legate tra di loro dal senso di famiglia che accomuna tutto.
La presenza di Maria
l’ha accompagnato sempre fin dall’infanzia. Quando aveva appena 5 anni il venerdì
santo sua mamma l’ha accompagnato alla cerimonia della adorazione della croce e
alla fine Gesù in croce è stato deposto sui gradini dell’altare affinché i
fedeli, accostandosi, potessero baciarlo. La mamma, tenendo per mano il suo
bambino s’avvicinò per baciare quel crocifisso, mentre il suo bambino,
Francesco, aveva paura. Sua madre si accorse ma non si fermò. Si chinò davanti
al Crocifisso steso per terra e gli diede un bacio. Poi si rivolse a suo figlio
e gli disse: «È
Gesù! DaGli anche tu un bacio».
Tranquillizzato dalla mamma, il bambino si chinò, diede un bacio alla statua di
Gesù crocifisso e sanguinante. Poi guardò la mamma che con la testa annuì.
Questo fatto fu emblematico perché Maria, la madre di Gesù, ha fatto sempre
così con questo suo figlio in tutte le difficoltà incontrate in tutta la sua
vita. La sua vocazione missionaria e sacerdotale è stata ostacolata fin dalla
sua giovinezza. Il suo parroco, quando seppe che desiderava entrare in
seminario rispose: Meglio che si metta a zappare e non a studiare! Tale
risposta lo fece piangere. Comunque, la radice vocazionale non è stata
sradicata da questa difficoltà e neppure dalle successive difficoltà dovute
allo studio e a tante altre incomprensioni. La presenza di Maria, come madre,
lo ha accompagnato, grazie anche ad alcuni compagni che gli sono stati vicini.
La missione
scalabriniana da lui portata avanti parte da un pizzicottino sul viso ricevuto
confidenzialmente datogli da un suo formatore che gli chiese a bruciapelo cosa
intendeva fare al termine degli studi teologici. Alla risposta generica di
Francesco che gli bastava diventare sacerdote, quel formatore gli disse: «Perché non missionario?» E quel pizzicottino
provocò il lui un “Sì” deciso che gli diede una spinta che non è mai venuta
meno. Quel ragazzo timido e insicuro, acquistò fiducia ed entusiasmo, e divenne
quel missionario che dall’alto dei suoi 85 anni ancora non si tira indietro.
Di misericordia
sono percorsi tutti questi anni. Alcuni santi e sante gli sono stati vicini
nella sua attività, specialmente nell’esercitare il ministero della
confessione. Gli insegnamenti delle sante Maria Faustina Kowalska e Teresa
del Bambino Gesù di Lisieux sono state di tanto aiuto per lui, ancor prima che
uscisse l’enciclica “Dives in
misericordia” e altri successivi testi del Magistero. Per lui ora tutto
parla di misericordia, sia in lui che nelle persone da lui accostate in
confessione e fuori confessione.
L’incontro con il carisma dell’unità di Chiara Lubich.
Ma fu proprio durante gli studi che, per iniziativa di un
suo formatore, incontrò l’Opera di Maria. Due dei primi focolarini, Marco
Tecilla e Oreste Basso, sono stati invitati a parlare a 40 Padri e 60 studenti
di filosofia e di teologia a Piacenza. 20 di loro ne rimasero folgorati e tra
questi anche P. Francesco, che colse in questo un segno della presenza di Maria
e disse a se stesso: quest’Opera di Maria non la lascerò più! Questo proposito
fatto nel 1954 è tuttora confermato. La prima “Parola di Vita” ricevuta era: «Tutto
quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete
fatto a me» (Mt 25, 40). Tre anni
dopo questa scoperta ci fu l’ordinazione sacerdotale e, poi, la partenza per la
missione in Brasile, dove nell’arco di tutti questi anni ce ne furono molti di
questi “piccoli” incontrati da p. Francesco e accostati con tutto l’amore di
madre/padre, trasmettendo loro Dio-Amore. Ma, prima di partire per la missione
nell’estate del 1957 si mise in contatto con l’Opera di Maria e con sua madre
andò a Trento, dove vi rimase tre giorni. Qui ebbe l’occasione di incontrare alcuni
dei primi focolarini, focolarine, religiosi, sacerdoti con i quali mantenne i
contatti.
Ora si riparte e si ritorna nella Parrocchia di san Giuseppe a Vila
Nova di Porto Allegre in Brasile. Molte sono le attività pastorali che lo
aspettano: incontri del Consiglio pastorale, gruppi della legio Mariae e di
altri movimenti ecclesiali, molte attività di settore… Ma su tutti prevale
l’impegno portato avanti da sempre con l’Opera di Maria. Tra Porto Allegre e
Rio Grande do Sul ci sono 300 Km di distanza, ma questo non è un impedimento
per potersi incontrare con la famiglia di Chiara Lubich – Movimento dei
Focolari –, nemmeno per un religioso di 85 anni suonati. La sua disponibilità
pastorale e missionaria non ha confini e il suo periodo florido di missionario scalabriniano
continua…
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