Dalla Newsletter n. 13 - Gennaio 2017, dell’Ufficio CEI della Pastorale della Sanità.
La Chiesa italiana fa un bilancio sul suo servizio evangelico nel mondo sanitario
Nel 1992 San Giovanni Paolo II Papa ha indetto la Giornata Mondiale del Malato. Cinque anni dopo la Conferenza Episcopale Italiana ha istituito un suo ufficio permanente per il coordinamento di questo servizio pastorale. Attualmente, direttore di questo ufficio è un religioso del Cottolengo, don Carmine Arice, il quale in questa occasione, in accordo con la Conferenza Episcopale Italiana e con la Consulta che affianca le attività del suo ufficio, ha promosso una particolare celebrazione ed una udienza speciale con Papa Francesco. Riviviamo la descrizione in questa celebrazione di due giorni da lui descritta in questa lettera.
Tornato da Lourdes dove sono
stato per la celebrazione della XXV Giornata Mondiale del Malato, là celebrata
in forma straordinaria con la presenza il Cardinale Segretario di Stato Pietro
Parolin, vi raggiungo con questa newsletter “Speciale Papa Francesco” per
condividere con tutti la gioia del dono ricevuto venerdì 10 febbraio 2017.
Sono certo che dai giornali
avrete appreso qualcosa della cronaca della giornata e soprattutto del
bellissimo discorso che il Santo Padre ci ha rivolto. Ma per rendere grazie al
Signore che davvero “Grandi cose compie per noi”, per far eco al tema di
quest’anno, condivido con voi i momenti principali di quella giornata,
soprattutto per chi non ha potuto essere presente.
All’incontro del Papa ci siamo
preparati con un partecipatissimo seminario di studio (oltre 200 iscritti) nel
pomeriggio del giovedì, nel quale abbiamo riflettuto sul cammino compiuto in
questi ultimi 25 anni. Erano presenti numerosi direttori diocesani e loro
collaboratori, così pure rap-presentanti di istituzioni sanitarie di
ispirazione cristiana e del volontariato.
Il seminario, presieduto dal
Cardinale Francesco Montenegro che ha iniziato i lavori condividendo il cammino
che sta facendo la Commissione Episcopale per il servizio della carità e la
salute, e proseguito con la riflessione biblica della prof. Rosalba Manes sul
tema “Abbi cura di te. Edificare la propria casa sulla roccia” (Mt 7,24-25).
Di seguito il Presidente dell’AIPaS, dott. Gianni Cervellera, ha presentato
i risultati di un questionario su “La Giornata Mondiale del Malato 25 anni
dopo”. Quindi alcuni approfondimenti su questioni emergenti di bioetica, in
particolare sul fine vita (Dott. Maurizio Calipari), su diaconato e pastorale
della salute e il Tavolo Nazionale sulla psichiatria (Prof. Tonino Cantelmi).
Il sottoscritto ha presentato brevemente la Nuova Carta degli Operatori
Sanitari e il prossimo Convegno Nazionale di Bologna. Alla sera per tutti
un dono speciale: la proiezione del film: Ho amici in Paradiso. Il set
l'Opera Don Guanella di Roma con protagonisti sia attori professionisti che
persone disabili insieme. Il lungometraggio e stato presentato dal regista
Fabrizio Maria Cortese e da don Pino Venerito, guanelliano.
La giornata di venerdì 10
febbraio penso che rimarrà scolpita nel cuore di chi vi ha partecipato e nella
storia della pastorale della salute italiana. Nella Basilica di san Pietro alle
9.30 e iniziata la celebrazione eucaristica in
ringraziamento, presieduta dal Cardinal Montenegro, concelebrata da 10 vescovi,
più di 80 sacerdoti e 12 diaconi. Nell’omelia (che presto vi faremo giungere)
Sua Eminenza, tra l’altro, ha esortato ad accogliere la carità di Dio in noi e
a diventarne testimoni verso i nostri fratelli. Al termine della celebrazione
il commovente pellegrinaggio alla tomba di san Giovanni Paolo II per venerare
le reliquie del fondatore della Giornata Mondiale del Malato. Con cuore grato
abbiamo pregato per tutti gli infermi, le loro famiglie e tutti gli operatori
sanitari e pastorali.
Ed eccoci al momento culminante: oltre 350 sono stati i
partecipanti all’Udienza Pontificia. Raggiunta la splendida Sala Clementina, si
leggeva sul volto di tutti la gioia, la commozione e la coscienza della
straordinarietà dell’evento. All’arrivo di Papa Francesco il saluto del
Cardinal Montenegro che, a nome di tutti, ha ringraziato il Santo Padre per
questo dono speciale e ha ricordato la nostra volontà di stare accanto ai
malati pur nella difficoltà del momento. Con parole incisive e “calde”, come sa
fare in modo mirabile il nostro caro don Franco, ha concluso assicurando al Papa tutto il nostro affetto.
Quindi il discorso
del Pontefice. Penso che tutti lo abbiate
letto: e un testo che per noi rappresenta il programma pastorale dei prossimi
anni. Oltre a presentare la bellezza e il senso del nostro servizio ai malati,
la concretezza con la quale il Santo Padre ha messo in evidenza le luci e le
ombre del cammino di questi 25 anni e le provocazioni da Lui offerte,
rappresentano la road map per l’animazione della pastorale della salute
nel nostro Paese. Su questo testo dovremo riflettere a lungo sia a livello
nazionale che diocesano, sia nelle istituzioni sanitarie pubbliche che in
quelle di ispirazione cristiana, sia nelle associazioni di volontariato per le
quali il Papa ha avuto parole di particolare affetto che nelle associazioni
professionali.
Dono su dono: dopo aver
salutato i Vescovi presenti, la Consulta Nazionale, alcuni malati (in
particolare 6 bambini con patologie gravi), l’affetto del Papa si e esteso a
tutti i presenti, avendo voluto incontrare personalmente tutti i partecipanti
uno per uno. Ho avuto il privilegio di assistere a questo saluto: posso
assicurarvi che non e stata una formale stretta di mano ma un incontro personale
e prolungato con ognuno. Era sorprendente vedere come Papa Francesco fosse
presente con immediatezza ad ogni situazione, con una straordinaria memoria nel
ricordare eventi, luoghi e persone. Un aneddoto: ad un certo punto si gira
verso di me e mi dice: ma non sapete cantare? Fate un bel canto… come dire è un
giorno di festa, esprimiamolo anche con il canto! E così la Sala Clementina si
e trasformata nel salotto del Papa dove ognuno si e sentito a casa, accolto
dall’illustre inquilino.
Fossi stato un fotografo avrei
scattato istantanee dei volti al termine dell’Udienza per ritrarre l’incontenibile
gioia. A proposito vi racconto una telefonata. Nel tardo pomeriggio la
dirigente di un grande ospedale italiano, ringraziando per l’Udienza, ancora
commossa mi dice: “non ho ancora lavato le mie mani, voglio prima portare la
carezza del Papa ai miei figli”. Detto da chi non ho mai visto esporsi con
particolare emotività, mi ha veramente sorpreso.
Ora bisogna andare avanti e con
il dono ricevuto siamo ancora più responsabili. Nell’incontro con Papa Francesco
e come se avessimo risentito la voce del Signore che ci ripeteva: «Andate,
annunciate il Vangelo e curate i malati e così, il giorno in cui ci vedremo
faccia a faccia avrò la gioia di dirvi: “ero malato e mi avete visitato”. E
sarà festa per tutti».
(don Carmine Arice)
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