giovedì 29 dicembre 2016

Svegliate il mondo

Consacrarti da Dio per l'uomo d'oggi!

"Svegliate il mondo" è il titolo del corso di qualificazione per la formazione e l’animazione in Vita consacrata.


La vita consacrata, per essere una risposta alle attese della Chiesa e dell’umanità di oggi, deve porsi in ricerca di percorsi formativi nuovi. Il Corso, che si svolge a Loppiano (Incisa Valdarno - Firenze) e iniziato in ottobre scorso e si concluderà a marzo, è residenziale ed è programmato in 6 moduli, ciascuno dei quali si svolge all’inizio della seconda settimana di ogni mese. Questi sei moduli diversi (leadership, antropologia cristiana, spiritualità di comunione, famiglie carismatiche e comunione tra i carismi, religiosi nella Chiesa in uscita, vita consacrata e dialogo a 360 gradi, l'incarnazione interiore ed esteriore dei carismi), affrontano argomenti, come si vede, molto attinenti alle tematiche della vita consacrata. Per i partecipanti questo corso dà molta soddisfazione soprattutto per utilità che ne ricavano. Il corso ha completato tre dei sei moduli previsti e qui, a mo’ di esempio, riportiamo una sintesi del secondo modulo.

Secondo Modulo: Antropologia.

Persona in relazione (prof. Gennaro Cicchese)

“È grave che ci si abitui allo scarto, bisogna preoccuparsi quando la coscienza si anestetizza e non si fa più caso al fratello accanto che soffre!”. Parole che ormai riconosciamo, potremo dire tipiche di Papa Francesco che danno l’avvio ad una riflessione sul tema dell’antropologia. Ecco la contraddizione del nostro tempo: quanto più aumenta il progresso tanto più sono coloro che non possono accedervi.
Allora è urgente promuovere una cultura che metta al centro l’uomo e la sua dignità. Il pensiero dell'antica Grecia ci ricorda il celebre motto: "conosci te stesso". Aristotele poneva l'uomo nel cosmo come animale razionale. Una affermazione opposta per un certo verso, è quella di E. Morin che con una sensibilità spiccatamente critica, lo definisce come "animale irragionevole".
L’ excursus su "chi è l'uomo?” si fa interessante quando si arriva ai filosofi del novecento Hescel, Coreth, Mounier, Herdner, Guardini, Husserl. Essi affermano che l' uomo "è il suo interrogativo", "l'uomo è un essere questionante" che cerca di darsi risposte. Purtroppo di questo essere non si riconosce il valore. Infatti si fanno avanti spinte ideologico-culturali che spingono sul versante della disumanizzazione. Bernard Show afferma: "il peggior peccato verso i simili non è odiarli ma essere indifferenti". Alcune parole possono riassumere il percorso per risalire dalla zona dell'indifferenza ricostruire il valore della persona sottolineandone la dignità e la dimensione etica: silenzio, dialogo, relazione, interiorità, comunità. Husserl affermava che il grado di sensibilità per le sofferenze degli altri è l' indice del grado di umanità da noi raggiunto.

Vita trinitaria e kenosi (Prof.sa Tiziana Longhitano)

Kenosi è il donarsi delle persone divine l’una all’altra per lasciar vivere l’altra. In Dio dare significa perdere e perdersi nell’altro per l’altro. La kenosi trinitaria indica la pienezza dell’amore di Dio che, donando se stesso, lascia spazio e dona vita all’altro. Ciò accade senza forzatura ma nella più immensa libertà, nella più integra trasparenza, e provoca un reciproco arricchimento. Donarsi in questo modo è possibile solo perché Dio è Amore-dono infinito di sé. Nell’amore divino il tutto e il nulla coincidono poiché l’essere nel donarsi non si perde, non si disperde, al contrario manifesta la sua immensità. In Dio il dono è infinito e reciproco: una ricchezza inesauribile. Ecco il ritmo  relazionale che innanzitutto si consuma all’interno della vita trinitaria e che l’umanità conosce perché rivelato in Cristo Gesù. La riflessione trinitaria è in grado di spiegare la qualità delle relazioni reciproche. Il chi sono io, rimanda necessariamente ad un tu che colloca entrambi – l’io e il tu – in un contesto relazionale di reciprocità che non ha confini. Si prospetta una specifica antropologia, una visione della persona tipicamente trinitaria.

Gesù Abbandonato (Prof. Alessandro Clemenzia)

Il grido di Gesù abbandonato (G.A.) si deve cercare di collocarlo nel contesto teologico.
Per Chiara Lubich G.A. prima di essere un contenuto teologico è stata una esperienza di fede. E per noi riparlarne non è una semplice esercizio di memoria e di ricostruzione storica ma è un exercitium fidei: riaccade ciò che evochiamo, riconosciamo che la sua vicenda esistenziale si riattualizza. Il linguaggio poi che Chiara usa per descrivere l'esperienza è di tipo descrittivo, non concettuale.
 Venendo a noi, quando ci accostiamo a Gesù abbandonato è necessario tenere presente che riviviamo l'esperienza di un incontro con chi ha gridato perché: "Dio mio...". Per capire inoltre qualsiasi fenomeno è importante capirne la prospettiva, il punto di osservazione.
Il tempo poi in cui viviamo il dolore lo possiamo interpretare come cronos (cf. gli antichi greci: per loro il tempo che scorre indipendente da noi, è da loro rappresentato come un dio-mostro che ci divora e ci frantuma). La prospettiva salvifica, presenta il tempo come kairòs, un tempo risignificato da Gesù (il tempo che dà un senso a ciò che viviamo, alla storia e al cosmo e anche allo tesso tempo).
Nella teologia cristiana non è l'archè (l'inizio) che spiega gli eventi ma è il telos (il fine) che li spiega. È l'evento pasquale la prospettiva dalla quale leggere tutto. Per Gesù il rapporto fondamentale che ha dato senso alla sua vita è stato il rapporto col Padre. Nell'evento della croce Gesù ha sperimentato la rottura della relazione e la conseguente perdita di senso. S. Tommaso addirittura afferma che quello che Gesù ha provato morendo in croce è il taedium vitae, la mancanza di senso. È questo negativo che ci fa capire chi è Dio, in Gesù c'è anche questa esperienza del non essere relazionale: il Padre ama il Figlio, che, sottraendosi e rompendo il rapporto duale, lo riama attraverso lo Spirito Santo.


Alcune risposte dei partecipanti dei quattro gruppi sulla domanda: Cosa significa “Gesù crocifisso e abbandonato” nella propria esperienza?


Aver scoperto e incontrato Gesù abbandonato nella vita ha trasformato il negativo, sia provocato dagli altri che da me,  che prima era tutto da buttare, in una risorsa. Non è un giochetto, ma un incontro da vivere. L’esperienza mi dice che non lo riconosco subito. Magari passo due o tre giorni a brontolare, a ribellarmi… a pensare che niente ha senso, che ho sbagliato tutto… Anche questo è Gesù abbandonato da abbracciare come mio sposo. Andare avanti, quando tutto è tenebra, quando è la notte, e continuare a sorridere, ad annunciare l’amore… è Gesù abbandonato! Una commedia divina!
  
(don Patrizio e sr. Vanessa)
Per ulteriori informazioni scrivere a:
Email: svegliateilmondo@gmail.com


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