Consacrarti da Dio per l'uomo d'oggi!
"Svegliate il mondo" è il titolo del corso di qualificazione per la formazione e l’animazione in Vita consacrata.
La vita consacrata, per essere una risposta alle
attese della Chiesa e dell’umanità di oggi, deve porsi in ricerca di percorsi
formativi nuovi. Il Corso, che si svolge a Loppiano (Incisa Valdarno - Firenze)
e iniziato in ottobre scorso e si concluderà a marzo, è residenziale ed è
programmato in 6 moduli, ciascuno dei quali si svolge all’inizio della seconda
settimana di ogni mese. Questi sei moduli diversi (leadership, antropologia cristiana, spiritualità di comunione, famiglie carismatiche e comunione tra i carismi, religiosi nella Chiesa in uscita, vita consacrata e dialogo a 360 gradi, l'incarnazione interiore ed esteriore dei carismi), affrontano argomenti, come si vede, molto attinenti alle tematiche della vita consacrata. Per i partecipanti questo corso dà molta soddisfazione soprattutto per utilità che ne ricavano. I l corso ha completato tre dei sei moduli previsti e qui, a mo’ di esempio, riportiamo una sintesi del secondo modulo.
“È grave che ci si abitui allo scarto, bisogna
preoccuparsi quando la coscienza si anestetizza e non si fa più caso al
fratello accanto che soffre!”. Parole che ormai riconosciamo, potremo dire
tipiche di Papa Francesco che danno l’avvio ad una riflessione sul tema
dell’antropologia. Ecco la contraddizione del nostro tempo: quanto più aumenta
il progresso tanto più sono coloro che non possono accedervi.
Allora è urgente promuovere una cultura che metta al
centro l’uomo e la sua dignità. Il pensiero dell'antica Grecia ci ricorda il
celebre motto: "conosci te stesso". Aristotele poneva l'uomo nel
cosmo come animale razionale. Una
affermazione opposta per un certo verso,
è quella di E. Morin che con una sensibilità spiccatamente critica, lo
definisce come "animale irragionevole".
L’ excursus su "chi è l'uomo?” si fa interessante
quando si arriva ai filosofi del novecento Hescel, Coreth, Mounier, Herdner,
Guardini, Husserl. Essi affermano che l' uomo "è il suo interrogativo",
"l'uomo è un essere questionante" che cerca di darsi risposte.
Purtroppo di questo essere non si riconosce il valore. Infatti si fanno avanti
spinte ideologico-culturali che spingono sul versante della disumanizzazione.
Bernard Show afferma: "il peggior peccato verso i simili non è odiarli ma
essere indifferenti". Alcune parole possono riassumere il percorso per
risalire dalla zona dell'indifferenza ricostruire il valore della persona
sottolineandone la dignità e la dimensione etica: silenzio, dialogo, relazione,
interiorità, comunità. Husserl affermava che il grado di sensibilità per le
sofferenze degli altri è l' indice del grado di umanità da noi raggiunto.
Vita
trinitaria e kenosi (Prof.sa Tiziana Longhitano)
Kenosi è il donarsi
delle persone divine l’una all’altra per lasciar vivere l’altra. In Dio dare significa perdere e perdersi nell’altro
per l’altro. La kenosi trinitaria indica la pienezza dell’amore di Dio che, donando
se stesso, lascia spazio e dona vita all’altro. Ciò accade senza forzatura ma
nella più immensa libertà, nella più integra trasparenza, e provoca un
reciproco arricchimento. Donarsi in questo modo è possibile solo perché Dio è
Amore-dono infinito di sé. Nell’amore divino il tutto e il nulla coincidono
poiché l’essere nel donarsi non si perde, non si disperde, al contrario
manifesta la sua immensità. In Dio il dono è infinito e reciproco: una
ricchezza inesauribile. Ecco il ritmo
relazionale che innanzitutto si consuma all’interno della vita
trinitaria e che l’umanità conosce perché rivelato in Cristo Gesù. La
riflessione trinitaria è in grado di spiegare la qualità delle relazioni
reciproche. Il chi sono io, rimanda
necessariamente ad un tu che colloca
entrambi – l’io e il tu – in un contesto relazionale di reciprocità che non ha
confini. Si prospetta una specifica antropologia, una visione della persona
tipicamente trinitaria.
Gesù
Abbandonato (Prof. Alessandro Clemenzia)
Per Chiara Lubich G.A. prima di essere un contenuto
teologico è stata una esperienza di fede. E per noi riparlarne non è una
semplice esercizio di memoria e di ricostruzione storica ma è un exercitium fidei: riaccade ciò che
evochiamo, riconosciamo che la sua vicenda esistenziale si riattualizza. Il
linguaggio poi che Chiara usa per descrivere l'esperienza è di tipo
descrittivo, non concettuale.
Venendo a noi,
quando ci accostiamo a Gesù abbandonato è necessario tenere presente che
riviviamo l'esperienza di un incontro con chi ha gridato perché: "Dio
mio...". Per capire inoltre qualsiasi fenomeno è importante
capirne la prospettiva, il punto di osservazione.
Il tempo poi in cui viviamo il dolore lo possiamo
interpretare come cronos (cf. gli
antichi greci: per loro il tempo che scorre indipendente da noi, è da loro
rappresentato come un dio-mostro che ci divora e ci frantuma). La prospettiva
salvifica, presenta il tempo come kairòs,
un tempo risignificato da Gesù (il tempo che dà un senso a ciò che viviamo,
alla storia e al cosmo e anche allo tesso tempo).
Nella teologia cristiana non
è l'archè (l'inizio) che spiega gli
eventi ma è il telos (il fine) che li
spiega. È l'evento pasquale la prospettiva dalla quale leggere tutto. Per Gesù
il rapporto fondamentale che ha dato senso alla sua vita è stato il rapporto
col Padre. Nell'evento della croce Gesù ha sperimentato la rottura della
relazione e la conseguente perdita di senso. S. Tommaso addirittura afferma che
quello che Gesù ha provato morendo in croce è il taedium vitae, la mancanza di senso. È questo negativo che ci fa
capire chi è Dio, in Gesù c'è anche questa esperienza del non essere relazionale: il Padre ama il Figlio, che, sottraendosi e
rompendo il rapporto duale, lo riama attraverso lo Spirito Santo.
Alcune
risposte dei partecipanti dei quattro gruppi sulla domanda: Cosa significa “Gesù crocifisso e
abbandonato” nella propria esperienza?
Aver scoperto e incontrato Gesù abbandonato nella vita
ha trasformato il negativo, sia provocato dagli altri che da me, che prima era tutto da buttare, in una
risorsa. Non è un giochetto, ma un incontro da vivere. L’esperienza mi dice che
non lo riconosco subito. Magari passo due o tre giorni a brontolare, a ribellarmi… a
pensare che niente ha senso, che ho sbagliato tutto… Anche questo è Gesù
abbandonato da abbracciare come mio sposo. Andare avanti, quando tutto è
tenebra, quando è la notte, e continuare a sorridere, ad annunciare l’amore… è
Gesù abbandonato! Una commedia divina!
(don Patrizio e sr. Vanessa)
Per ulteriori informazioni scrivere a:
Email: svegliateilmondo@gmail.com
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